BARI - Un funzionario pubblico che guadagna 1.600 euro al mese, con un figlio all’Università e una moglie che non lavora, può permettersi una Jaguar da 43mila euro? Sì, se incontra sulla sua strada l’imprenditore Antonio Di Carlo, 62 anni, finito in carcere martedì al termine dell’operazione che la Finanza ha chiamato «Ossigeno». Proprio come quello che Di Carlo e la figlia Carmelisa (domiciliari) amavano erogare ai tecnici della Regione e dei Comuni da cui dipendono gli appalti del dissesto idrogeologico.
Uno di questi funzionari è Michele Tamborra, barese, 67 anni, ex dipendente della Regione laureato al Politecnico di Lugano nei cui confronti il gip Giuseppe Battista ha disposto l’interdizione insieme all’ormai ex commissario al dissesto, Elio Sannicandro, e ad altri tre funzionari pubblici, mentre due imprenditori del Foggiano sono stati sottoposti a divieto di contrarre. Tamborra è accusato dai pm baresi Claudio Pinto e Savina Toscani di aver preso una tangente da 5mila euro per mettersi a disposizione delle imprese dei Di Carlo. Il suo ruolo nel sistema dei lavori del dissesto, una torta da oltre un miliardo, lo spiega il gip Battista: «Con l'apporto essenziale del Tamborra, buona parte dell'attività di tutela dell'assetto idrogeologico, riferita a un ampio comprensorio territoriale, è asservita agli interessi dell'imprenditore lucerino»...
CONTINUA A LEGGERE SULL'EDIZIONE CARTACEA O SULLA NOSTRA DIGITAL EDITION