I piani urbani integrati per le periferie rientrano nel Pnrr ma a una condizione. I sindaci superano le resistenze del ministro Raffaele Fitto, che aveva stralciato i 2,5 miliardi di questa misura dalla rivisitazione del piano, a patto di farsi carico delle sanzioni e del finanziamento dei progetti in caso di fallimento degli obiettivi. Chi sbaglia paga, è il principio di fondo.
«Il governo ha accolto le nostre pressanti richieste e rivisto la propria decisione», ha annunciato il presidente dell’Anci, Antonio Decaro nei giorni scorsi, al termine della cabina di regia a palazzo Chigi. E la conferma è arrivata anche dal ministro ieri, a margine dell’assemblea delle province Upi all’Aquila. «Io penso che chi punta a rimanere nel Pnrr e non spostarsi su altri programmi - ha scandito Fitto - debba avere la possibilità di accettare quello che il governo proporrà in questi casi». In pratica, in caso di sanzioni, comuni e altri enti attuatori contribuiranno al pagamento e finanzieranno gli interventi non ammessi al piano. «Un articolo di legge che responsabilizza tutti», spiega Fitto, perché «sarebbe singolare insistere perché rimanga un intervento nel Pnrr e tra un anno o due magaro trovare giustificazioni e scaricare la resposabilità sul governo».
Fitto ha ricordato che l’obiettivo passa dal realizzare per intero almeno un Piano urbano integrato in ognuna delle 14 città metropolitane. «Tutti i miei interlocutori sono molto orientati e positiivi su questo, io temo che non sia così», aggiunge. Per questo, ora, «stiamo passando a una verifica sulla tempistica». I sindaci hanno avuto sette giorniper aggiornare i dati e dimostrare che non ci sono ritardi, in modo da consentire al governo una valutazione con la Commissione europea. Un provvedimento ad hoc chiarirà gli oneri per i comuni e gli altri enti attuatori, in caso di mancato raggiungimento dell’obiettivo. «La mancata realizzazione anche di un solo intervento comprometterà il finanziamento dell’intera misura», ha sottolineato il ministro che però frena gli entusiasmi: «Abbiamo preso atto del ritardo , rispetto alla tabella di marcia relativo all’aggiudicazione dei lavori da parte degli enti attuatori e chiarito che la mancata realizzazione anche di un solo progetto in un solo PUI mette a rischio sia l’intera misura sia una parte importante di una rata».
Dalla cabina di regia sono stati anche sdoganati un nuovo piano d’azione per l’attuazione della riforma della giustizia a interventi mirati sui ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione fino a un nuovo set di misure per gli asili nido. Dopo l’incasso dei 18,5 miliardi di euro della terza rata del recovery plan, l’attenzione è sui 16,5 miliardi della quarta rata, sulla quale sono in corso le verifiche di Bruxelles e sulla trattativa per rivedere gli obiettivi della quinta rata. Ma i timori principali restano le scuole. Tempi troppo lunghi e progetti sbagliati pesano sui nuovi edifici scolastici innovativi previsti nel Pnrr, tanto che ieri - all’assemblea delle province - il ministro non le ha mandate a dire, denunciando «ritardi frutto di un approccio che non tiene conto né delle clausole contrattuali e, in alcuni casi, nemmeno della tempistica del Pnrr». Indice puntato, in questo caso, non solo sulle istituzioni preposte - con i sindaci che possono ricorrere ai poteri speciali - ma anche sui progettisti. Col risultato che, in caso di mancata approvazione dei progetti, si potrà procedere all’attivazione dei poteri sostitutivi oppure al definanziamento degli interventi, ha avvisato il governo. La misura, da sola, vale 800 milioni di euro ed è tra i 144 obiettivi cambiati nella proposta di modifica del Pnrr al vaglio della Commissione Ue. Nella rimodulazione del piano è saltato il target di 195 nuove scuole da costruire ed è rimasto come riferimento solo la superficie complessiva di 400 mila metri quadrati, ma le criticità restano. Alle province fanno capo 21 di questi progetti per un totale di oltre 220 milioni di euro. Per gestire al meglio i progetti, l’Upi ha proposto di istituire, in tutte le province, cabine di regia per il recovery plan.