Potenza, causa neve chiuse tutte le scuole il 18 gennaio
NEWS DALLA SEZIONE
i più visti della sezione
NEWS DALLE PROVINCE
Nonna Maria festeggia 106 anni: è la più longeva della provincia di Brindisi
i più letti
Corte dei conti
02 Novembre 2017
La fase istruttoria è finita. Il procedimento della Procura Regionale della Corte dei Conti sul «pasticcio» del contratto integrativo alle Guardie mediche si avvia alla fase di Giudizio. La stessa Procura, stando a indiscrezioni raccolte dalla Gazzetta, ha formulato l’avviso di citazione per la prima tranche dell’inchiesta e l’ha inviata alla Sezione giudicante affinché fissi la data dell’udienza. Un udienza che, a scorrere i calendari relativi ai giudizi già fissati, sarà, a questo punto, sicuramente la prossima primavera, alla fine di aprile o agli inizi di maggio. Come da procedura, dopo aver ottenuto dalla sezione giudicante la fissazione della data, il provvedimento di citazione a giudizio sarà notificato ai 14 interessati.
Un giudizio che, come detto, che interesserà solo la prima tranche dell’inchiesta, e precisamente solo la parte che riguarda i compensi erogati per il servizio di continuità assistenziale svolto in provincia di Potenza che fu al centro del primo invito a dedurre notificato nello scorso mese di aprile, per un importo di circa 13 milioni e 446mila euro sugli circa 18 totali dell’intera partita a cavallo tra le due province. Un importo, quello del Potentino, che si ridurrebbe di qualche centinaia di migliaia di euro in relazione alla caduta in prescrizione delle somme erogate per i primi mesi del 2012, cadute in prescrizione all’atto della notifica dell’invito a dedurre, atto che, appunto, interrompe il decorso del termine prescrittivo dei 5 anni.
L’atto di citazione che sarà notificato a giorni agli interessati, sarebbe in pratica una mera riproposizione dell’invito a dedurre a suo tempo notificato anche perché le persone chiamate in causa avrebbero in modo più o meno indifferenziato scelto di non rispondere alla richiesta di deduzioni della Procura Contabile, o come scelta di strategia processuale (giocarsi tutti gli elementi nella fase di giudizio senza dal modo all’accusa di conoscere le proprie «carte» preventivamente) o perché certi che la situazione possa risolversi fuori dell’aula di giustizia contabile, con l’avviata sospensione dell’erogazione e recupero di quanto già pagato (cosa che eliminerebbe, in tutto o in larghissima parte il contestato danno a spese dei medici) o con un intervento regolamentare di livello superiore (un atto legislativo, di indirizzo o di interpretazione da parte delle strutture deputate alla contrattazione collettiva) che potrebbe esserci anche in considerazione del fatto che nella stessa identica situazione della Basilicata già ci sono le regioni Abruzzo e Molise e che gli accertamenti delle procure contabili regionali e della guardia di Finanza si stanno estendendo a tutta Italia dove il problema sarebbe generalizzato.
E qui siamo al cuore dell’inchiesta contabile e della citazione che, sempre stando alle indiscrezioni, marcherebbe ancor di più i diversi livelli di responsabilità tra il gruppo di lavoro regionale che definì gli accordi integrativi in base ai quali sarebbero state erogate le indennità integrative e la generalità della giunta regionale (estranea ai lavori della commissione di contrattazione) che ne prese atto in una delibera. Una distinzione non da poco se si considera la potestà della Giustizia contabile di imputare le ipotesi di danno erariale anche in misura differenziata tra i diversi convenuti.
Stando alla tesi del vice procuratore generale contabile Ernesto Gargano (che segue l’inchiesta) il «vulnus» della vicenda sarebbe proprio nella contrattazione effettuata. Perché gli accordi nazionali prevedevano un integrativo di livello regionale ma, stando alla tesi accusatoria, lo avrebbero ancorato a specifici ambiti (livelli assistenziali aggiuntivi, obiettivi e programmi di razionalizzazione, attività svolta e fornitura di mezzi) nei quali non rientrerebbero le tre indennità definite a livello regionale lucano, ossia quella di rischio (4 euro/ora), quella di utilizzo auto propria (0,5 euro/ora) e quella di assistenza pediatrica (0,5 euro ora), per di più previste in contrattazione non in riferimento a rendicontazioni ma come indennità orarie aggiuntive. Per l’auto, ad esempio, la normativa nazionale già prevede che se il medico utilizza la propria, debba ricevere un rimborso forfettario pari a un litro di benzina verde per ogni ora di attività nonché adeguata copertura assicurativa all’automezzo» e la tesi d’accusa è che l’indennità regionale rappresenti una indebita duplicazione. E, ad esempio, su questo aspetto (se sia stato possibile erogare i 50 centesimi/ora previsti dalla Regione Basilicata) potrebbe intervenire un chiarimento da parte della «Sisac» la Struttura interregionale sanitari convenzionati» che ha firmato l’accordo nazionale coi sindacati a chiarire se ci sia un margine di integrazione a livello regionale, ad esempio, in ragione della maggiore frequenza di effettivo utilizzo dell’auto in contesti rurali rispetto ai grandi agglomerati urbani.
Partite, come detto, che si giocheranno ora in giudizio (e si prepareranno in attesa del giudizio) anticipando, in qualche modo, il parallelo procedimento per la provincia di Matera.
LE RUBRICHE
Lascia il tuo commento
Condividi le tue opinioni su
Commenti all'articolo
giorgiobucci
04 Novembre 2017 - 13:07
.
Rispondi