POTENZA - «Le 8 pagine di relazione consegnate dalla Procura di Montevideo sono l’ennesima conferma che grazie alla totale assenza dell’Italia, possono scrivere e inventarsi ogni cosa convinti e certi di restare impuniti. Siamo arrivati al punto che secondo l‘Uruguay il poliziotto non lo ha nemmeno tenuto per il collo». Si sfoga così Fabrizio Ventre, fratello di Luca, il 35enne morto in circostanze poco chiare in Uruguay il 1 gennaio del 2021. L’ultimo atto in ordine di tempo è la relazione della Commissione Medica, formata dai dottori Sylvia Gamero, Luis Caillabet e Jacqueline Cano a Montevideo, secondo la quale Luca non morì per soffocamento ma per «una situazione che ha generato stress psico-fisico che, coadiuvato dal consumo (di cocaina), ha innescato una sindrome iperadrenergica». L’Uruguay, sul caso della strana morte dell’italiano Luca Ventre, non cambia una virgola ma, anzi, conferma sostanzialmente la prima autopsia.
Il 1 gennaio di un anno e mezzo fa l’italiano, con origini anche lucane da parte di madre, moriva dopo essere stato bloccato, inerme, da un poliziotto uruguayano di guardia nell’ambasciata italiana. Il giovane vi si era recato perché temeva per la sua incolumità (circostanze mai chiarite) e voleva chiedere di poter tornare in Italia. Luca, dopo oltre 20 interminabili minuti a terra, bloccato dalla stessa morsa che in America uccise George Floyd, venne trascinato dalla polizia, esanime, fino all’ospedale dove poi ne fu dichiarata la morte. La Procura di Roma ha richiesto una seconda autopsia che, smentendo la prima, ha dimostrato che la morte di Luca è avvenuta per soffocamento.
Il 14 novembre la commissione medica in Uruguay avrebbe dovuto esprimersi per stabilire se Luca morì per le cause indicate nella perizia elaborata dalla dott.ssa Natalia Bazán, o, al contrario, perse la vita come conseguenza diretta della sua detenzione nella sede dell’Ambasciata (morte per asfissia) come dichiarano i suoi familiari attraverso il loro avvocato di fiducia.
La relazione pone innanzitutto l’accento sui «precedenti di consumo di cocaina negli ultimi 15 anni» da parte di Luca e in riferimento a quanto registrato dai filmati e dagli audio presentati la commissione «interpreta l’ipotonia generalizzata transitoria costatata nei filmati, come conseguenza della scarica iperadrenergica generata dalla resistenza opposta e agli effetti del consumo di cocaina». Dunque: secondo la commissione medica uruguaiana sarebbe da escludere la morte per soffocamento causata dalla stretta del poliziotto attorno al collo di Luca e l’autopsia effettuata tre mesi dopo in Italia non sarebbe affidabile perché «non si può stabilire con certezza la frattura dell’osso ioide e la mobilità preternaturale menzionata dal perito italiano dott. Sacchetti, che potrebbe essere una conseguenza dell’avanzato stato di decomposizione del cadavere, che comporta la perdita strutturale del contenimento di tendini e muscoli».
«Lottiamo - dice la mamma di Luca, Palma Roseti- perché vogliamo assolutamente portare il caso in Italia. Faremo opposizione ad una eventuale archiviazione»’