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Franco Pepe, il re della pizza «sbarca» in Basilicata al San Barbato di Lavello

 
Massimo Brancati

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Massimo Brancati

Franco Pepe, il re della pizza «sbarca» in Basilicata al San Barbato di Lavello

Da Caiazzo il «poeta dell’impasto» raccoglie la sfida di portare il suo prestigioso marchio nel Vulture-Melfese

Domenica 18 Aprile 2021, 10:03

10:04

POTENZA - Lo definiscono «poeta dell’impasto» e «re della pizza». Franco Pepe è un’istituzione in questo campo, un nome che ha valicato i confini nazionali portando con sé la migliore tradizione culinaria italiana con un prodotto simbolo della nostra gastronomia su cui calibra magistrali interventi per renderlo sempre «nuovo» e «innovativo». Pepe - che ha reso celebre il paese di Caiazzo, in provincia di Caserta, grazie alla sua pizza preparata con lievito madre, ingredienti rigorosamente locali, lunghe lievitazioni e tanta passione - è pronto a «sbarcare» in Basilicata con un progetto che lo vede incrociarsi con l’imprenditore Antonio Liseno, titolare del San Barbato Resort di Lavello, un paradiso di lusso e comfort a cinque stelle. In questo complesso, che ha ottenuto importanti riconoscimenti tra cui il conferimento di una stella Michelin, Pepe porterà il suo background e la sua arte. Lo abbiamo incontrato a Potenza.

Come nasce questo futuro lucano?
«In genere sono restìo a portare oltre i confini di Caiazzo il mio progetto, ma Liseno mi ha convinto con la sua idea di polo di eccellenza in cui ha già investito moltissimo».

Quando si dovrebbe cominciare?
«Il Covid ha inevitabilmente frenato l’evoluzione dell’iniziativa, ma contiamo di essere operativi entro giugno. Il mio architetto Beniamino Di Fusco sta interagendo sul posto e formeremo un team che mi affiancherà».

Tra le sue creazioni più conosciute c'è la «Margherita sbagliata» una originale margherita pensata «al contrario», arricchita con fiordilatte, gocce di basilico e una spennellata color rosso fuoco di pomodoro riccio di Caiazzo in purezza. Ci dobbiamo aspettare un’invenzione «made in Basilicata»?
«Sì, il mio obiettivo è soprattutto valorizzare il territorio, così come ho fatto a Caiazzo. O anche a Somma Vesuviana che mi ha dato la cittadinanza onoraria dopo aver sfornato la pizza con le albicocche del posto. Un prodotto che ha funzionato e che ha ridato slancio a un frutto il cui mercato era piuttosto asfittico. Non lavoro per la mia pizza ma anche per il territorio ed è una filosofia che porterò anche qui in Basilicata».

Lei continua a sperimentare. Ma ci sono ancora margini di manovra per inventare nuove pizze?
«Certo, c’è sempre da sperimentare. E non mi riferisco solo al condimento, ma anche all’impasto. Con il supporto di un nutrizionista stiamo cercando di far capire che la pizza non è uno “strappo alla regola” e che può essere un alimento sano. Mangiare non significa solo riempirsi la pancia, magari con gusto, ma anche stare bene».

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