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Fondo di garanzia, boom di domande in Basilicata: tante aziende in cerca di liquidità

 
Luigia Ierace

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Luigia Ierace

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Le imprese lucane indebitate aumentano di oltre il 1.359% nel primo semestre 2020

Lunedì 24 Agosto 2020, 15:04

POTENZA - È aumentato del 1.359,4% il ricorso al fondo di garanzia nel primo semestre del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, e ancor più rispetto al dato nazionale, che si attesta intorno al 1.059,%.

Un incremento riconducibile alle domande pervenute dal 17 marzo scorso con l’entrata in vigore del c.d. decreto “Cura Italia”. E in trend è ancora in crescita a giudicare dagli ultimi dati aggiornati al 21 agosto. In meno di due mesi, solo a luglio e agosto, le operazioni totali arrivate al Fondo di garanzia in Basilicata sono state 2.266 per un importo finanziato di circa 156 milioni di euro (1.504 a Potenza e 762 a Matera). In tutto, quindi, in Basilicata fino ad oggi, sono 8.483 operazioni, 367 milioni finanziati (a Potenza 5.341; importo finanziato circa 227 milioni di euro; importo finanziato medio circa 42 milioni; a Matera sono 3.142; importo finanziato 141 milioni; importo finanziato medio 45 milioni).

La gran parte di domande si riferisce a operazioni fino a 30.000 euro: in Basilicata sono 7.853, 148 milioni finanziati (a Potenza 4.943; importo finanziato 92 milioni circa; importo finanziato medio circa 19 milioni; a Matera 2.910; importo finanziato circa 56 milioni; importo finanziato medio 19 milioni circa).

È bastato semplificare le procedure di accesso, incrementare le coperture della garanzia e ampliare la platea dei beneficiari, per far fronte alle immediate esigenze di liquidità delle imprese e dei professionisti alle prese con le conseguenze del Covid-19. E le misure del Dl “Liquidità”, convertito in legge il 5 giugno, hanno potenziato il Fondo di garanzia. Eloquente è il raffronto tra il primo semestre 2019 e il 2020. Dal primo gennaio al 30 giugno le domande accolte in Basilicata sono state 6.217 (3.837 a Potenza e 2.380 a Matera) per un finanziamento di circa 211 milioni di euro (198,4% in più rispetto al 2019) e 192 milioni di euro garantiti (289,2% rispetto al 2019).

I mesi di luglio e agosto evidenziano quanto siano stati decisivi i recenti correttivi che hanno snellito e adeguato le procedure alle pressanti e articolate esigenze delle imprese già fortemente provate dalla crisi.

Numeri che evidenziano quanto in questo momento, credito e liquidità siano prioritari per le imprese. Ne parliamo con Francesco D’Alema, vice presidente di Confindustria Basilicata con delega a Fisco e diritto d’impresa, credito e finanza.
«Il tema della liquidità è centrale per le Pmi lucane caratterizzate da uno scarso indice di patrimonializzazione e grandi difficoltà di accesso al credito».

Una forte richiesta di liquidità che evidenzia ancor più la situazione di crisi delle imprese lucane.

«Il massiccio ricorso al Fondo di garanzia (+ 1359,4%) rivela un quadro preoccupante. Il recente rapporto Confindustria Cerved ha evidenziato come anche in Basilicata esista un serio rischio default per il 18,6% delle nostre realtà lucane che, complessivamente, nel 2020 subiranno un calo di fatturato pari al 13,5%. Un’emergenza economica che ha impattato su un preesistente stato di debolezza. La ripresa registrata, seppure a ritmi modesti, negli anni precedenti si era già fermata».

Il Dl Liquidità è riuscito a rispondere alle esigenze delle imprese?
«All’inizio gli interventi si sono rivelati macchinosi. Poi, gran parte degli ostacoli è stata rimossa con importanti benefici a sostegno del mondo produttivo, anche grazie alle modifiche introdotte in sede di conversione dopo il confronto con Confindustria (autocertificazione per le garanzie Sace e del Fondo Pmi, estensione durata del rimborso dei prestiti con garanzia al 100% da 6 a 10 anni e aumento importo massimo finanziabile da 25 mila a 30 mila euro)»

Almeno per fronteggiare l’emergenza post-Covid-19?
«È uno strumento di gestione di breve periodo, serve per mantenere in piedi l’impresa, ma non è una liquidità per investimenti. Abbiamo dato ossigeno al malato, ma non basta per rimetterlo in piedi. Tra sei mesi rischia di morire. Serve continuare a garantire risorse finanziarie alle imprese per superare questo 2020, un anno molto complicato e il peggio è tutt’altro che passato. Con molta probabilità in autunno, anche in assenza di una recrudescenza del Covid-19, gli effetti della crisi economica e anche sociale saranno ancora più evidenti. Occorrono risorse per consentire di ripianare i debiti accumulati con misure di sostegno ai processi di investimento, di riorganizzazione produttiva e finalizzate alla salvaguardia occupazionale».

Un vero piano strategico sul quale Confindustria sta molto insistendo?
«È un tema che stiamo portando avanti attraverso un tavolo di concertazione per lo sviluppo della regione. Anche nelle interlocuzioni del presidente di Confindustria Basilicata Francesco Somma con il governatore Vito Bardi abbiamo insistito molto sulla necessità di misure a sostegno della liquidità delle imprese: accelerazione delle procedure istruttorie e valutative di alcuni avvisi pubblici quali quelli Cluster, Cores, Filiera Produttiva Turistica Culturale e Creativa che, anche per effetto dell’intervenuta pandemia sono state rallentate; rafforzamento e accelerazione delle liquidazioni dei vari stati di avanzamento per gli investimenti delle imprese in corso di realizzazione sulla base di avvisi pubblici già in essere; sollecitazione, in stretta collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti, dei pagamenti dei crediti delle imprese nei confronti delle Pa, in attuazione del decreto legge Rilancio».

Confindustria però ora dice basta a decreti che affrontano l’emergenza, con misure frammentate?
«Lavoro, fisco, burocrazia sono le parole chiave. Sono le riforme necessarie per il rilancio del Paese e della Basilicata. Al blocco dei licenziamenti deve corrispondere una cassa integrazione Covid senza condizioni. Occorre un approccio strutturale. Partiamo dagli ammortizzatori sociali che devono essere strumento di incentivazione al lavoro. Siamo favorevoli all’utilizzo della cassa integrazione ma come strumento utile a non lasciare a casa il lavoratore ma a tenerlo impiegato in azienda, con uno sgravio dei contributi Inps-Inail e integrando il sussidio che lo Stato riconosce al lavoratore consentendogli così di mantenere lo stesso livello salariale».

Attualmente le imprese stanno innalzando il proprio livello di debito. La previsione per il 2020 sarà di imprese indebitate, con risultati di bilancio negativi e un merito creditizio fortemente deteriorato?
«La nostra proposta prevede la sospensione delle quote di ammortamento, che sappiamo essere un costo non monetario, ma che incide sul risultato economico finale. In questo modo consentiamo alle imprese di ridurre le perdite (civilistiche) e di potersi presentare al mondo bancario con meriti creditizi in grado di poter richiedere nuova finanza a questo punto per investimenti e non più per emergenza di liquidità».

Altre sfide riguardano il lavoro e il Mezzogiorno?
«Per l’occupazione occorre una misura strutturale: sgravi totali per i giovani, per le donne senza limiti anagrafici, nel Sud per lo meno per cinque anni. L’Italia cresce se cresce il Mezzogiorno. Occorre valorizzare al massimo le opportunità derivanti dall’utilizzo delle risorse Recovery Fund per realizzare finalmente quella coesione sociale necessaria al paese e anche all’Europa. Il Recovery Fund potrà essere una vera opportunità per il Paese e per la Basilicata se saremo in grado di sviluppare una progettualità coerente con i temi concordati in Europa (transizione energetica, innovazione, digitalizzazione, piani nazionali di ripresa e resilienza per stimolare crescita e occupazione) e una contestuale profonda riforma del nostro complesso sistema di regole burocratiche. Servono politiche efficienti per ripartire, il Sud in particolare sconta più lentezza e un maggiore peso della burocrazia rispetto al Nord. Per farlo occorre sviluppare una progettualità che sia più possibile aperta a tutti gli attori dello sviluppo a livello nazionale e locale».

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