La Basilicata a fine 2020 perderà l’11,2% del Pil con un calo del 2,7% dell’occupazione, ovvero 4.700 occupati in meno e con il rischio di una caduta in povertà o emarginazione sociale che potrà abbracciare circa il 50% della popolazione. È lo scenario che emerge dai dati contenuti nel rapporto «La Basilicata tra e dopo il Covid», realizzato da Ires Basilicata e Cgil, e presentato ieri, a Potenza, alla stampa, dal segretario lucano del sindacato, Angelo Summa, e dal direttore del comitato scientifico dell’Ires, Riccardo Achilli.
Dati ancor più preoccupanti, ha sottolineato Summa, alla luce del fatto che «l’esperienza insegna che la Basilicata riesce ad agganciarsi alla ripresa economica del resto del Paese anche con un semestre, se non un anno, di ritardo. Per cui anche il rimbalzo congiunturale previsto per il 2021 potrebbe essere meno consistente in Basilicata».
GLI EFFETTI Di qui la necessità di uno studio che da un parte consenta di fare il punto, con i dati statistici disponibili per i primi 3-4 mesi del 2020, sull’impatto dell’epidemia di Covid in Basilicata, sia rispetto al danno produttivo ed occupazionale già maturato nei primi mesi, sia rispetto alle possibili previsioni per l’intero anno 2020, ma anche di fornire le linee guida su cui intervenire per far ripartire la regione e recuperare il suo ritardo strutturale. Una questione anche politica per il segretario regionale della Cgil, per il quale «il nuovo tempo della programmazione e delle politiche pubbliche richiede a tutti, sindacato compreso, la capacità di andare oltre la mera funzione istituzionalmente delimitata, e di portare la propria rappresentanza e esperienza dentro il dibattito politico e sociale più ampio».
FARE SISTEMA «C’è un immobilismo programmatico in questi primi 18 mesi di governo regionale di centro destra che non ha prodotto alcun atto in nessun settore, dalla sanità al manufatturiero. Manca, insomma - ha ribadito Summa -, un modello di sviluppo adatto ad affrontare la complessità e la profondità della crisi in atto e, soprattutto, occorre fare sistema. Parti sociali e parti datoriali lo hanno già fatto e portano avanti una visione unitaria, ma la Regione non ha dato seguito al confronto seppur richiesto. Se il governo regionale non ci darà le risposte che cerchiamo, insieme a Cisl e Uil siamo già pronti alla mobilitazione».
Guarda avanti con determinazione la Cgil lucana con la consapevolezza che «proprio una conoscenza approfondita delle dinamiche economiche, sociali e territoriali in atto», potrà essere decisiva per prevederle e anticiparle. E proprio in questa direzione, la Cgil Basilicata ha deciso di ripristinare la funzione del suo centro studi, l’Ires, affidando a Riccardo Achilli, già componente del Nucleo regionale di verifica e valutazione degli investimenti pubblici dal 2002 al 2017, l’incarico di dirigere il comitato tecnico scientifico costituito dai ricercatori Giovanni Ferrarese, Pierluigi Smaldone, Rossella Corda e Giovanna Cuomo.
SETTORI PIÙ COLPIT I Partendo dalla considerazione che le misure di lockdown sono partite soltanto ai primi di marzo e la Basilicata ha subito effetti epidemiologici particolarmente lievi rispetto ad altre regioni, il blocco delle attività ha coinvolto imprese che incidono per il 27% sul valore aggiunto regionale, danneggiando soprattutto i settori dell’automotive, che risente del grave calo su scala europea delle immatricolazioni, il turismo, l’edilizia ed il commercio, ovvero i settori maggiormente prociclici.
Pertanto, secondo le previsioni dell’Ires, si può stimare che, nel 2020, l’economia lucana perderà: l’11,2% del valore aggiunto regionale, meno rispetto al 12,8 di calo previsto su scala nazionale; il 2,5% dell’occupazione regionale, per circa 4.700 occupati in meno. Le conseguenze sul tasso di povertà di tali previsioni rischiano di essere drammatiche. La società lucana ha una maggiore propensione a veder precipitare nella povertà fasce di popolazione quando la situazione economica peggiora, ed ha una minore reattività, in termini di uscita dalla povertà, quando essa migliora. Tutto ciò avrà, ovviamente, conseguenze molto gravi con l’imminente crisi economica.
Sempre più poveri La fiammata dell’impoverimento, in Basilicata, sarà più rapida ed intensa rispetto ad altre regioni, e soprattutto, anche quando si manifesterà una ripresa, tenderà a rimanere persistentemente su livelli molto alti, reagendo in misura rigida rispetto al miglioramento del ciclo. Se con la crisi del 2008 il rischio di povertà ha finito per coinvolgere il 48-49% dei residenti, con questa nuova più grave recessione, che oltretutto colpisce l’economia lucana nel momento più delicato in cui cercava di riprendersi, rischia presumibilmente di coinvolgere ben più della metà della popolazione.
Proposta politica Tali considerazioni sembrano indicare alcune linee-guida di politica industriale, sanitaria e sociale, che la Regione può mettere in campo per accelerare la ripartenza dopo la crisi da Covid. «Serve - ha detto Summa - una proposta politica del sindacato in una lettura della nuova concertazione, allargata e partecipata che si sviluppa su ambiti precisi su cui allocare le risorse. Primo fra tutti il petrolio. Ancora nei giorni scorsi si è discusso di petrolio solo nell’ottica di chiedere risorse. Noi invece riteniamo bisogna portare ai tavoli con Eni e Total la discussione oltre il petrolio, con investimenti in energia green. Ma per far questo, serve un classe politica adeguata, altrimenti la Basilicata resterà solo un’area geografica, nonostante punti di forza come il petrolio e l’automotive».
Più investimenti Inoltre, occorre puntare sull’attrazione di investimenti in settori, quali il biotech e la farmaceutica o l’Ict e il digitale, per i quali c’è già una vocazione produttiva pregressa e che nei prossimi anni cresceranno molto, rilocalizzare in prossimità alcune filiere agroalimentari, chiudendo gli anelli mancanti, rilanciare il turismo e l’automotive come settori core dell’economia lucana anche per il futuro, in una ottica innovativa e di accordi specifici con altri territori. Rilanciare il settore sanitario e sociale con una vera riforma di struttura della sua offerta, lungo gli assi della territorializzazione e domiciliarizzazione delle cure, dell’innovazione e della formazione del personale e della settorializzazione dell’offerta. Senza dimenticare la grave crisi demografica che richiede un pacchetto articolato di sostegni alle famiglie e di supporto all’integrazione dei migranti».
«La Basilicata ha fragilità profonda nel sistema socio sanitario, una parte dei fondi comunitari potrebbero essere utilizzati per rafforzare la rete socio sanitaria. Partiamo dai dati - ha concluso Summa - perché di fronte a crisi epocali si cambi modulo economico e si investa in energia green, welfare, sanità, istruzione e ricerca».