Camminando insieme lungo il tunnel, verso l’uscita dall’emergenza, non tutto è buio. Ci sono dei punti luce che brillano e danno speranza come i tanti gesti di solidarietà di chi non risparmia energie e neanche risorse economiche. È il caso del proprietario di un locale nel centro storico di Potenza che ha chiamato il commerciante a cui ha affittato il negozio per dirgli di non volere il pagamento del fitto di aprile e maggio e che ridurrà di circa il 20 per cento il canone di locazione. Una bella storia inserita in un contesto difficile in cui i commercianti ed altre categorie di lavoratori devono fare i conti con le conseguenze del lockdown.
Piero D’Alaimo porta avanti la sua attività di pasticceria e bar in tre locali a Potenza, uno di questi è nel centro storico della città dove paga il fitto. «So di gesti di solidarietà esemplari nei confronti di commercianti in fitto ma non per tutti è così. Per questo dovrebbe intervenire lo Stato o la Regione o il Comune affinché si possa trovare un modo per diminuire il canone di locazione anche per il dopo lockdown. Tutti avremo meno incassi a fronte di spese di gestione e per la sicurezza. Già prima di chiudere ho registrato un calo del 20 per cento e con quello che si prospetta come potrò mantenere i miei 34 dipendenti? Potrei essere costretto a lasciarne a casa il 50 per cento. Abbiamo bisogno di sei mesi a tasse zero o di risorse a fondo perduto perché i soldi delle banche sono debiti mentre a noi ci servono soldi per ripartire».
Anche Massimo Pesce, che ha un’attività di ristorazione, ci spiega di non essere, attualmente, nelle condizioni di poter pagare il fitto. «Le nostre attività richiedono - ha sottolineato - il lavoro quotidiano. I proprietari del locale all’inizio sono stati disponibili ad aspettare ma li capisco. Alcuni proprietari, infatti, contano sul pagamento del canone per vivere. Non credo sia possibile sperare sempre che siano i privati cittadini ad aiutare altri privati cittadini. A noi servirebbero risorse a fondo perduto». Per Massimo Pesce, dunque, le misure messe in campo non sono sufficienti e, tra l’altro, escludono dai sostegni la categoria dei tirocinanti. Salvatore Pernice ha un negozio di abbigliamento e anche lui paga un fitto. «Il proprietario del locale – ci ha detto - non ha potuto venirmi incontro, non tutti possono farlo. Le istituzioni, però, potrebbero dare un aiuto economico ai proprietari che a loro volta potrebbero abbassarci il canone di locazione». Altra preoccupazione è l’investimento che servirà per lavorare in sicurezza. «Alle perdite causate dalla chiusura ed alle scadenze da rispettare, come quella per il pagamento della merce primaverile (non venduta) e quella estiva, si aggiunge - ha continuato – l’investimento per la sicurezza. Ho pensato alla possibilità per i clienti di prenotare on line la visita in negozio così da metterli nella condizione di guardare o provare la merce nel rispetto delle misure di prevenzione, senza creare file fuori dal negozio ma per le apparecchiature necessarie alla sanificazione, ad esempio, degli abiti ci serve un sostegno». Quello che, però, non si può garantire con un decreto sono la speranza ed il coraggio di ripartire. Gianluca Giuzio, che con la moglie ha un negozio di oggettistica e arredo per la casa, ci ha spiegato che proprio in questo periodo era in programma il trasferimento in un nuovo locale. «Abbiamo fatto un investimento importante. Nel nuovo negozio - ha raccontato - avevamo previsto anche un laboratorio creativo che doveva essere, inoltre, uno spazio conviviale. Dovremo rivedere qualcosa. C’è un po’ di timore per il nuovo passo da fare ma ci vuole forza e coraggio. Noi ci crediamo e siamo pronti a rialzare la serranda».