POTENZA - In Basilicata da domani in poi non dovrebbero esserci più contagiati. Oggi dovrebbero essere registrati gli ultimi, come confermano i tre casi trovati a Potenza (autista 118), Calvera (ospite di una casa-alloggio) e Viggiano (infermiera di Villa d’Agri). E sulla stessa scia dovrebbe esserci anche l'Umbria. A sostenerlo è l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane secondo cui si starebbe ragionando per anticipare, dopo il ponte del 25 aprile, l'allentamento della stretta proprio in queste due regioni. Così i piccoli numeri con cui si confronta la Basilicata ed il fatto che per la seconda volta in una settimana, ad esempio domenica, tutti i test effettuati (nel dettaglio 340) hanno dato esito negativo segnando lo «zero contagi» potrebbero portare in Basilicata ad un’accelerazione verso la fase 2. L’ipotesi è sul tavolo, mentre ieri ad essere registrati come positivi al Covid sono stati un’infermiera di Viggiano, un ragazzo diversamente abile ospite di una casa alloggio di Calvera (tutti gli altri pazienti e gli operatori, sanitari, invece, sarebbero al momento risultati negativi) e un autista di Potenza del 118.
L’individuazione del giovane di Calvera è stata possibile grazie allo screening che, da oltre dieci giorni è in corso, in tutte le residenze sanitarie assistite e le case alloggio della regione per individuare non solo eventuali pazienti positivi ma anche asintomatici. Dopo San Giorgio lucano, dunque, al momento solo nella struttura di Calvera c’è un caso positivo. Nelle altre residenze sanitarie assistite e negli altri centri disabili i tamponi hanno dato esito negativo ma il monitoraggio andrà avanti anche nei prossimi giorni, fin quando non saranno state fatte verifiche in tutti i centri. Nel frattempo, a Calvera il sindaco ha disposto l’isolamento del paziente ed un cordone sanitario attorno alla struttura. Questo mentre sempre ieri ad essere partiti sono i tamponi per le forze dell’ordine. Un monitoraggio importante che riguarderà oltre 450 poliziotti e più o meno altrettanti carabinieri. Poi a seguire i vigili del fuoco ed i vigili urbani.
Intanto, è certo che l’ospedale di Venosa tornerà alla sua originaria funzione. Tornerà ad essere un centro di cura per i malati di Alzheimer e per le altre patologie a cui era destinato. Soprattutto non sarà più un Centro Covid. Non sarà più l’ospedale a supporto dei maggiori nosocomi della regione, in caso di emergenza da coronavirus. Una scelta arrivata molto prima di quanto la stessa task force avesse potuto valutare, spinta più che dalle polemiche sulla scelta di Venosa che si sono innescate (basti pensare alla presa di posizione dei sindaci dell’area nord e dei consiglieri regionali di minoranza) dall’arrivo dell’ospedale da campo con i suoi 5 moduli da cento posti letto ciascuno che saranno suddivisi nelle vicinanze degli ospedali di Potenza e di Matera. Il presidio medico da campo, perfettamente attrezzato, proprio per ospitare i malati Covid consentirà alla sanità lucana di poter affrontare in maniera concreta una eventuale emergenza legata all’aumento della diffusione dei contagi da coronavirus.