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Piero Miolla
10 Dicembre 2019
Sanità
Il 21,4% dei cittadini lucani rinuncia alle cure per questioni di natura economica. Un dato superiore alla media nazionale (che è del 17), anche se ciò che maggiormente preoccupa è che solo il 46,4 dichiara di aver fatto negli ultimi 2 anni esami ed analisi di propria iniziativa, a fronte del 62,6% della media nazionale e del 61,6 di quella del sud. È il dato più alto a livello nazionale, visto che in tutte le altre regioni la propensione alla prevenzione è ben più alta che in Basilicata. È quanto emerge dall’indagine Tech4Life, voluta da Confindustria Dispositivi Medici, Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese dei dispositivi medici, e realizzata da Community Media Research. In pratica, quindi, 2 cittadini su 10, nella nostra regione, dichiarano di non potersi permettere cure e analisi, ma, come anticipato, il dato più preoccupante è quello della prevenzione, con 6 lucani su 10 che, nell’ultimo biennio, non hanno fatto esami medici. Normale, a questo punto, che i cittadini lucani si affidino a internet per questioni di salute in maniera omogenea rispetto alla media italiana (il 57% lo ha fatto almeno una volta contro il 57,1 della media italiana): è un dato rilevante, che mostra come più di 1 cittadino su 2 si affidi a internet per informarsi sulla propria salute. Ampliando lo sguardo all’intero Mezzogiorno, si scopre che quasi il 62% dichiara di essersi affidato a internet per diagnosi e cure.
Dall’indagine emerge anche che i cittadini del Mezzogiorno sono meno propensi alla prevenzione rispetto alla media nazionale (61,6% ha fatto esami di propria iniziativa negli ultimi 2 anni contro il 62,6 della media nazionale), ma hanno una propensione verso la medicina predittiva: il 52,3% farebbe esami per predire l’insorgenza di malattie croniche o degenerative contro il 48,5 della media nazionale. Inoltre, rispetto all’autopercezione del proprio stato di salute, coloro che risiedono nelle regioni del sud risultano essere meno ottimisti degli altri italiani: il 79,5% si ritiene in buono stato (contro l’80,6 degli italiani) e il 3,4% non si sente in forma (2,7 è il dato nazionale). I meridionali, però, sono però più disponibili a condividere i propri dati personali per finalità di ricerca. I «contrari» a livello nazionale sono il 59,4%, per lo più adulti (66,9 è over 55), e vivono maggiormente nel Nord Est (67,1), mentre a Sud i contrari sono solo il 54,3%. Dati che non sono solo sintomatici di quanto sia crescente e difficoltoso a volte il rapporto dei lucani con la sanità, i suoi costi e tutto quello che concerne questo mondo, ma che si ricollegano a quelli contenuti nel «Rapporto 2019-Donare per curare. Povertà sanitaria e donazione farmaci» redatto dal Banco Farmaceutico. Dal quale si evince che, anche nella nostra regione, il numero di individui in povertà assoluta continua ad essere elevato. Per capirci, è raddoppiata rispetto al 2007. Diminuisce, invece, la povertà relativa, quella che indica in modo più ampio le diseguaglianze calcolate in termini di consumi. Dopo il picco dello scorso anno, infatti, è passata da 12,3% a 11,8.
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