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Piero Miolla
22 Giugno 2019
In Basilicata, nel periodo 2004-2018, a fronte di 946 ordinanze emesse per la demolizione di immobili riconosciuti come abusivi, ne sono state eseguite solo 224. Il dato è contenuto nel dossier di Legambiente, «Abbatti l’Abuso», che fotografa lo stato dell’arte in tutta Italia sul fenomeno dell’abusivismo edilizio e del rispetto delle procedure previste dalla legge. Nonostante questo non lusinghiero risultato, però, la Basilicata non può certo dirsi ai vertici della classifica nazionale, che è saldamente in mano a Campania, Sicilia, Puglia e Calabria.
Ma in cosa si concreta solitamente l’abusivismo edilizio? Negli ampliamenti volumetrici degli immobili regolari, fatti di terrazzi, vani accessori, parcheggi e tettoie. Oppure nelle realizzazioni in aperta campagna, dove, al posto di magazzini agricoli, sorgono ville e impianti sportivi. Non mancano, poi, i bilocali con bagno e cucina realizzati nei seminterrati o al posto di garage e magazzini commerciali.
Nello stesso periodo, a Potenza città, sono state emesse 461 ingiunzioni, per le quali sono state effettuate 100 demolizioni «in proprio», cioè direttamente dal soggetto che ha commesso l’abuso, e 24 d’ufficio, vale a dire da parte del Comune, che poi ha agito in rivalsa. Infine, solo 2 le acquisizioni gratuite al patrimonio immobiliare comunale, in seguito alla totale inerzia del responsabile dell’abuso.
Stando ai dati fornitici dal responsabile dell’Unità operativa controllo del territorio del Comune di Potenza, Carlo Giordano, nel 2018 nel capoluogo di regione, a fronte di 42 esposti pervenuti, ne sono stati evasi 31, mentre sono stati 37 i referti tecnici posti in essere; 6 le ingiunzioni di demolizione per assenza di permesso a costruire (articolo 31 Dpr 380-01); 4 quelle per interventi di ristrutturazione edilizia (articolo 33); una per interventi abusivi su aree pubbliche (articolo 35). Per l’effetto, le sanzioni pecuniarie comminate nel complesso ammontano a poco meno di 28mila euro, mentre sono stati recuperati per spese di demolizione quasi 60mila euro.
Ma qual è l’andamento dell’abusivismo, in Italia e in Basilicata? Legambiente riferisce che rispetto al boom degli ultimi decenni del secolo scorso, l’abusivismo non è scomparso ma ha solo «scelto di non dare troppo nell’occhio: è diventato una pratica più subdola e quindi meno facile da individuare». In questo anche facilitato dalle restrizioni dei condoni, in particolare quelli del 1994 e del 2003, che hanno escluso gli immobili nelle aree a vincolo. L’abusivismo, dunque, vive.
E segue, in generale, una prassi prevalente. Quella di avviare i lavori con le «carte in regola». In questo caso le opzioni sono due: avere ottenuto i permessi per costruire sulla base di false dichiarazioni, oppure scegliere di proseguire i lavori in difformità dai permessi, aumentando e spostando le cubature o modificando la natura degli immobili, sperando di farla franca. Nel 2018 ci sono state in Italia 3.908 infrazioni, una media di 10,7 ogni 24 ore, con denunce per 4.977 persone.
Il dato è in leggera flessione rispetto all’anno precedente, ma testimonia come l’edilizia, anche quella “in nero”, abbia ricominciato a lavorare. Cresciuto, infine, anche il numero degli arresti, da 11 a 48, e quello dei sequestri, salito da 1.166 a 1.178.
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