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Basilicata teme il suo gasdotto.
Snam rassicura ambientalisti

 
Pino Perciante

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Pino Perciante

Basilicata teme il suo gasdotto. Snam rassicura ambientalisti

Da Massafra a Minervio, vicino Bologna, il tracciato interesserà 7 comuni lucani

Domenica 04 Novembre 2018, 11:44

C’è un gasdotto il cui tracciato interessa anche la Basilicata: nulla a che vedere con il Tap (Trans Adriatic Pipeline), ma preoccupa ugualmente gli ambientalisti. È il gasdotto che da Massafra, in provincia di Taranto, avanza verso il nord della Puglia fino a Biccari, in provincia di Foggia, attraversando lungo il percorso di 194 km anche sette comuni lucani: Genzano, Lavello, Venosa, Montemilone, Melfi e Matera. La protesta degli ambientalisti riprende vigore alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni proprio in Puglia per le opposizioni alla realizzazione del Tap.

Come è noto, il terminale del super gasdotto è previsto a Melendugno «ma da qui – evidenziano gli ecologisti di Noscorie Trisaia - si riallaccia alla rete nazionale di Snam attraversando anche la Basilicata nord – orientale». Viaggiando poi attraverso altre condotte, il gas dovrebbe proseguire fino a Minerbio, in provincia di Bologna, per essere distribuito agli altri mercati europei. «Il Massafra - Biccari - fanno sapere da Snam rete gas – è entrato in funzione nel 2012. In Basilicata tutti gli allacciamenti con le reti di distribuzione sono stati completati quest’anno, incluse le attività di ripristino ambientale. Al termine dei lavori, infatti – fanno sapere sempre da Snam - la società esegue sempre accurate attività di ripristino che riportano i luoghi interessati alle originarie condizioni paesaggistiche e naturalistiche.

Le opere di Snam sono perfettamente integrate con l’ambiente». Secondo il parere degli ambientalisti questo metanodotto starebbe trasformando la Basilicata in un hub del gas sotto forma di territorio che fa da trait d’union tra le due dorsali, quella adriatica e quella tirrenica. In sostanza, gli ecologisti di Noscorie Trisaia mettono in evidenza quel disegno non troppo lineare e chiaro che punterebbe a far diventare la Basilicata uno dei centri principali di lavorazione del gas naturale, dopo essere diventata la regione del petrolio. «ll business legato al gas – sottolineano i Noscorie- si potrebbe sviluppare successivamente con gli stoccaggi  nei pozzi dismessi, di cui la Basilicata è piena, in depositi superficiali o attraverso la trasformazione del gas in energia elettrica.

L’operazione potrebbe essere quella di stoccare ingenti quantitativi di gas nei periodi di basso prezzo per poi rivenderlo  soprattutto nei mesi invernali quando il prezzo  è più alto. È stato autorizzato  in Val Basento già in passato un progetto di stoccaggio nella concessione Cugno le Macine ,in cui sono interessati 15 pozzi di gas. E non lontano il ricordo – concludono gli ambientalisti - dei progetti di  turbogas per la produzione di energia elettrica che si volevano realizzare a Pisticci ed Irsina». Snam, però, precisa che da parte sua al momento «non è in programma la realizzazione dinuovi impianti di stoccaggio nella regione».

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