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Rigettata istanza trasferimento a Potenza

 
Franco Giuliano

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Franco Giuliano

Lunedì 18 Luglio 2016, 21:15

TARANTO - La Corte d’Assise di Taranto presieduta da Michele Petrangelo (a latere Fulvia Misserini e sei giudici popolari), ha rigettato l’eccezione di incompetenza funzionale con richiesta di trasferimento del processo a Potenza avanzata dall’avvocato Pasquale Annicchiarico, difensore di Nicola Riva (fratello di Fabio ed ex amministratore dell’Ilva) nell’ambito del processo per il presunto disastro ambientale causato dall’Ilva. Il legale fondava la sua eccezione su presupposto che nel processo si sono costituiti parte civile i giudici di pace Martino Giacovelli e Nicola Russo (costituzione successivamente ritirata da quest’ultimo) e la competenza a decidere sui magistrati - anche se non togati - del distretto della Corte d’appello di Lecce è il tribunale di Potenza.

Ciò in base alle previsione dell’art. 11 del codice di procedura penale. La Corte, dopo circa quattro ore di camera di consiglio, ha emesso un’ordinanza - in cui vengono citate sentenze della Corte di Cassazione e della Corte costituzionale - che respinge l'eccezione del difensore. L’udienza è stata aggiornata a domani.

Il processo era iniziato in ritardo prima per la mancanza di un giudice popolare e poi a causa di un problema ai microfoni. Dopo il lungo elenco delle parti, la Corte d’Assise si era riunita in Camera di consiglio per decidere sulle eccezioni che riguardavano le notifiche e le questioni pregiudiziali sulle citazioni, in particolare nei riguardi della Regione Puglia citata per la responsabilità civile e ad Arpa Puglia. Non vi era prova, infatti, del perfezionamento delle comunicazioni giudiziarie non essendo rientrate le cartoline delle notifiche effettuate con Poste italiane (che pure risultavano consegnate dal sito.

Poi si è aperta una discussione sulla ritualità delle notifiche, alcune delle quali effettuate tramite raccomandata e senza l’ausilio di ufficiale giudiziario, altre tramite Pec. E proprio quest’ultima modalità, contestata da alcuni difensori degli imputati, non è stata ritenuta valida. Sono 47 gli imputati a giudizio (44 persone fisiche e tre società), tra cui gli ex vertici Ilva, politici (come l’ex governatore della Regione Puglia Nichi Vendola), imprenditori e funzionari ministeriali e regionali e le società Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni elettrici.

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