di Pino Perciante
Viggiano (Potenza) - Il centro oli è un questione che non riguarda solo Viggiano ma tutta la val d’Agri e i sindaci decidono di fare fronte unico per chiedere certezze su ambiente, salute e occupazione. Ieri sera summit tra i primi cittadini del comprensorio per discutere sul destino dell’impianto, fermo praticamente dal 31 marzo dopo il sequestro di due vasche e del pozzo di re – iniezione Costa Molina 2 nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria sul petrolio in Basilicata. In ballo ci sono posti di lavoro e la stessa economia di un intero territorio. Partendo da questa considerazione il sindaco di Viggiano, Amedeo Cicala, si è fatto promotore del vertice. «Viviamo nel pieno di una contraddizione di fondo - ha detto Cicala - . C’è un ambiente da salvaguardare , ma c’è anche un’occupazione che porta reddito a tante famiglie. Siamo molto preoccupati perché ci sentiamo tra incudine e martello e temiamo di dover vivere in un territorio fortemente inquinato. Sarà la magistratura a fare luce e a punire gli eventuali responsabili, ma non possiamo restare a lungo in questa situazione. Rischiamo di precipitare in un limbo. La giustizia – auspica il primo cittadino di Viggiano - concluda al più preso le indagini».
Qualcuno ha fatto presente che forse è arrivato il momento di fare il cosiddetto punto zero, ossia il monitoraggio delle condizioni dell’ambiente in assenza di attività estrattiva. Però, in realtà, il punto zero andava fatto prima che partisse l’attività perché le matrici ambientali a questo punto potrebbero essere già compromesse dall’inquinamento. I sindaci hanno voluto dire la loro perché rappresentano i cittadini che vivono in questa zona. «Il territorio è di chi lo abita - ha sottolineato Cicala - quindi vorremmo dare il nostro contributo per uscire da questa impasse. La cosa di cui tutti abbiamo preso atto è che si tratta di un evento storico negativo che ci deve far riflettere su come poter rimediare a contribuire ad invertire il trend. Siamo convinti che il confronto. è importante. Non abbiamo la bacchetta magica ma possiamo dare una mano».
Al vertice hanno preso parte i sindaci di Tramutola (Ugo Salera), Spinoso (Mario Solimando), Paterno (Michele Grieco), Montemurro (Senatro di Leo), Sarconi (Cesare Marte) e Calvello (Mario Gallicchio). Il sindaco di Montemurro nel cui territorio si trova il pozzo Costa Molina (sotto sequestro) ha fatto presente di non aver letto ancora le carte dell’indagine ma di aver chiesto al procuratore di essere ricevuto. «Fin dal 2014 – ha detto Di Leo - ho scritto alla Regione per capire che cosa stesse effettivamente accadendo e chiedere controlli più accurati. Stiamo vivendo una situazione che potrebbe diventare di una drammaticità spaventosa – ha aggiunto il primo cittadino di Montemurro -. Ci potrebbe essere un’emergenza lavoro incredibile. La magistratura deve fare il suo lavoro e quindi tanto di rispetto. Il problema, però, sono i tempi. C’è la necessità che si faccia chiarezza su tutto quello che è successo. Aspettiamo fiduciosi l’evolversi della situazione».
I sindaci hanno espresso grande preoccupazione per la situazione che si è venuta a creare: «Se il centro oli resterà bloccato a lungo l’impatto occupazionale sarà devastante e non ci sono ammortizzatori sociali che reggano. La nostra economia si fonda sul petrolio. La valle è già in sofferenza. Gli alberghi si stanno svuotando. Il blocco del centro oli determina la “fuga “ di clienti».