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Parabita, storia di Biagio: «Salvo i cani perché loro hanno salvato me»

 
Antonio De Matteis

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Antonio De Matteis

Parabita, storia di Biagio: «Salvo i cani perché loro hanno salvato me»

Il giovane Fattizzo si racconta: dalle passeggiate in campagna alla cura dell’amico fedele dell’uomo alla nascita di «Korunera»

Venerdì 28 Maggio 2021, 16:08

Ieri “salvato” da un cane, ora “salvatore” di cani. È questa la storia di Biagio Fattizzo, un giovane parabitano, che sino a sette anni fa non sapeva cosa fosse un microchip o la leishmaniosi. Poi nell’inverno del 2014 la svolta, occasionale come spesso accade.

LE ORIGINI
«Ero in un periodo difficile – ha raccontato Biagio – ed il mio medico, per aiutarmi a superarlo, mi consigliò di prendere un cucciolo per compagno. Lo ascoltai e “Mia”, una cucciola di tre mesi, entrò nella mia vita. Da allora passeggiando con “Mia”, per strade di campagna, iniziai ad imbattermi in cani denutriti e malati: una realtà a me sconosciuta quanto atroce, che mi fece male come un pugno in un occhio».
«Dopo il primo incontro con un cane denutrito – ha proseguito - pubblicai la foto su Facebook e venni contattato da un’associazione animalista che mi propose di rinchiuderlo in un canile. Rifiutai e per lui fu un bene poiché venne adottato».

LA SVOLTA
Da allora è stato un susseguirsi di “incontri” che il giovane non aveva mai immaginato di fare. «Una volta sentii - ha proseguito nel racconto - dei latrati provenire da un recinto e, saltato sul muro, vidi tanti cani in dei box. Scoprii che era un canile. È stato lo stimolo per iniziare un percorso da volontariato in un’associazione che gestisce due canili, strutture nelle quali ho trascorso, domeniche ed altre feste. Quei cani sono diventati la mia famiglia, i miei figli, i miei fratelli!».
Biagio, ormai come un fiume in piena, continua a raccontare l’evoluzione della sua vita ricordando i 18 cani rinchiusi in box di fortuna, senza riparo dal sole e dalle intemperie: denutriti, malati, pieni di zecche.
Tutti “salvati” in collaborazione con l’amica-volontaria Maria Luisa.
«Potrei parlarne per mesi, potrei far piangere per ore i più sensibili – ha confidato – ma mi fermo a citare “Ben”, ridotto a pelle e ossa, invaso dalla rogna, che una volta curato è stato adottato in Germania. Ma anche di “Lea” che ora è la “regina” di una famiglia in Olanda, una sua figlia è in Belgio, “Baz”, invece, vive a Roma mentre “Milla” è con me».

E POI NASCE «Korunera»
Ed ora su questa torta della bontà è arrivata pure la ciliegina: Biagio, insieme alla sua ragazza Letizia e ad una decina di altri “volenterosi”, ha dato vita all’associazione onlus “Korunera”: dalla fusione della parola maori ”Koru”, che significa «nuova vita», con “Nera” il nome di una pittbull finita in canile dopo aver subito ripetute violenze dal suo proprietario.
Che dire? Buon viaggio nella nuova esperienza.

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