Università Bari studia vecchio farmaco diuretico: potrebbe essere nuova arma anti-Covid
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Enrica Simonetti
12 Gennaio 2021
Non si può dormire quando il cielo si sveglia e respira di rosso. Non dorme Gaetano Rossini, un barese innamorato della sua città: ogni giorno è lì, davanti al mare, con il suo cane Reddie e con la sua voglia di scattare l’immagine del «rinnovamento», come Virginia Woolf chiamava l’alba. E chissà cosa avrebbe commentato la scrittrice, abituata ai suoi scenari nordici, se avesse visto quel tenue orizzonte adriatico che ogni mattina s’incendia di rosso a Bari, tra la Muraglia e la Basilica, tra noi e un infinito mediterraneo che possiamo sentire, immaginare vicinissimo.
L’ora del giorno in cui le cose perdono consistenza e materialità è un’ora meravigliosa. Gaetano Rossini insegue i tratti di questo mattino che sa di incertezza e di rinascita, un po’ come i nostri tempi attuali. Insegue i cieli, le nuvole, la brezza di mare e... fotografa.
Dirigente commerciale del settore scolastico della casa editrice Laterza, ha a che fare da una vita con i libri. E così, per fermare sulla carta e sul digitale la sua alba barese, ha creato un libretto che profuma di risveglio e di cura per gli altri: un modo per dire che «io ci sono all’alba e voi siete con me». Scritti e immagini raccolti in un piccolo e prezioso testo, Il Lungomare dalle mille luci, curato in ogni dettaglio, stampato da Danisi e accompagnato da una collezione di segnalibri che sono anche segna-albe, attimi di rosso, di grigio e di rosa che possono dipingere il mare e il cielo di Bari mentre noi dormiamo.
Rossini vive una sua seconda vita in questo attimo di miracolo del cielo. «L'infanzia ha due vite: una per l'infanzia, l'altra - di riserva - per la vecchiaia. Dalla prima - scrive - ci si separa - non rinasci, se non rinunci a un'appartenenza - dalla seconda no: mai. Se coabitano nello stesso luogo, le due vite un giorno si ricongiungono. Perché la seconda vive fuori di te: puoi cercarla negli sguardi, nelle vite dei vecchi amici di strada e di scuola, dei vicini di casa, dei compagni di squadra e di parrocchia, dei negozianti, di tutti coloro che hanno segnato la geografia umana del quartiere in cui sei nato e quella del tuo cuore. È inutile cercarla dove quel mondo non c’è più. Io la cerco ogni giorno, all’alba, passeggiando sul lungomare sotto la muraglia in compagnia del mio cane, Reddie». Un programma di vita, molto più di una semplice passeggiata mattutina. E da queste parole si capisce quanto questo progetto di Rossini sia intenso, quanto meriti di svilupparsi e di creare sinergie. Una mostra? Un itinerario? Ogni idea sarebbe perfetta.
Nel libro, anche i testi di Michele Cozzi e del prof, Gianfranco Dioguardi, entrambi ammirati della bellezza delle immagini e dell’intensità amorevole di chi ritrae ogni giorno un cielo che non è mai uguale a se stesso.
Rossini ricorda Biamonti, laddove «l’anima prendeva il largo»: fotografa i gozzi e il porto, annusa quell’epopea di colori che al sorgere del sole cambia il colore della nostra città. Si sofferma sulle nuvole, sui lampioni del lungomare, accarezza con lo sguardo i remi dei pescatori, i ricordi familiari, ma anche testimonia la vita di una città, con la sua storia antica e con tutto il mondo dei personaggi che conosce e che saluta. Quanta poesia. Scrive Gianfranco Dioguardi che queste immagini ricordano lo spleen di Baudelaire e il suo elogio del crepuscolo serale: «O notte! Tenebre ristoratrici! Voi siete per me il segnale di una festa interiore, siete la liberazione da una angoscia! Nella solitudine […] voi siete il fuoco artificiale della dea Libertà!».
E Michele Cozzi affianca queste mille luci di un Lungomare unico a quel tempo «liquefatto», a quella voglia di riconnettersi con le radici della nostra esistenza, della nostra città.
Uno spazio che in questa era pandemica frequentiamo sempre più...E che oggi possiamo vivere non come «confinati» da virus, ma come «liberati» dall’oscurità. E questa alba di Rossini (e di Bari) è un vero augurio per tutti. Chissà: forse un atteso nuovo giorno.
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