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Maturità 2020, la Puglia anche quest'anno vince per numero di «100 e lode»

 
Filippo Santigliano

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Filippo Santigliano

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Ma da decenni è nelle retrovie come numero di lettori di libri

Venerdì 17 Luglio 2020, 08:56

Istruiti e illetterati. Nell’attacco ossimorico si potrebbe spiegare la contraddizione di una Puglia che, per il secondo anno consecutivo, conquista il primato degli studenti «cento e lode» alla maturità 2020, ma che allo stesso tempo è da decenni nelle retrovie per il numero di lettori di libri, la peggiore (salvo ultimi aggiornamenti) del sud. Ecco perché sarebbe opportuno togliere il velo dell’ipocrisia e sollevare lo sguardo di fronte a risultati che incoraggiano certamente studenti, famiglie e docenti.

Ma che pongono anche interrogativi che andrebbero sciolti una volta per sempre.

Se il «capitale umano» di questa regione - alla prima effettiva prova di maturità con il futuro - è a un livello così eccellente, perché si fa fatica in tutti gli altri segmenti della vita sociale ed economica e, soprattutto, perché questo valore aggiunto si disperde negli anni della formazione universitaria?

Forse la questione è che continuiamo a dimenticarci dell’uovo e non del pelo e che nella società post moderna il voto della maturità non è soltanto un giudizio. Sì, il «numero» con la lode va oltre, diventa fenomeno di arrivismo sociale (spesso delle famiglie, molto inclini ai ricorsi al Tar perché scontenti del voto dato dal docente), accompagnato dal trionfo verbale sui social (frequentemente violento), in quel linguaggio che traveste prima di tutto i pensieri.

È il barometro della scuola di oggi ai tempi del post corona virus dopo una lunga stagione in cui si è esaltata la didattica su piattaforme on line (maledetta però dalla maggior parte delle famiglie), in una approssimazione anche comprensibile delle lezioni ma che alla distanza, almeno in Puglia, ha provocato un risultato strabiliante. Per il secondo anno consecutivo, covid o non covid.
Eppure gli studi statistici, come a esempio quello dell’Ocse-Pisa, l'indagine internazionale promossa dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico per accertare le competenze dei giovani scolarizzati, dice ben altro: a esempio che in Italia il 77% ha un livello minimo di competenze di lettura; che il 23% ha una bassa competenza nella comprensione di un testo; che uno studente su 20 non sa distinguere un fatto da una opinione. Dati che alla «borsa» italiana vanno poi ancora interpretati, perché in quelle percentuali c’è un forte divario nord sud (anche digitale), peggiorato nel Mezzogiorno dalla condizione socio economica che colloca gli studenti di fasce poveri e vulnerabili nel sottoscala delle competenze.

Ecco perché se da una parte va accolto con relativa soddisfazione il dato elaborato dal ministero dopo la Maturità 2020, come detto segnata inevitabilmente dalla pandemia, dall’altra sarebbe utile un ragionamento critico da fare attraverso un grandangolo, senza retorica e pregiudizio, ma con il coraggio di non arrendersi all’autocompiacimento che, si sa, è uno spazio interessato ma non imparziale.

Insomma, bisognerebbe cercare di costruire una riflessione sul dato registrato in Puglia, la regione che appunta la percentuale più alta in Italia (5,2%) di «Cento» davanti all’Umbria (4%) e Molise (3,8%). E anche se non c’è una diretta equivalenza tra i due dati, capire perché di fronte all’ondata dei superbravi non corrisponde neanche una spuma di schiuma di mare di lettori di libri (per i giornali, non ne parliamo). Nel mezzo di questa vertigine da numeri alti sarebbe invece bello ritrovare l’eccezionalità del normale - anche per i voti scolastici - che in passato non avrà di sicuro creato eserciti di superbravi ma almeno persone capaci di spirito critico. Nostalgia dell’ordinario (da elogiare) in quest’epoca di performance senza futuro.

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