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Crisi dello spettacolo, la parola agli attori: «Noi rimasti senza alcuna tutela»

 
Nicola Morisco

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Nicola Morisco

Parla il tifoso Paolo Sassanelli: «Il mio Bari? Sembra un film»

Paolo Sassanelli

Paolo Sassanelli e Totò Onnis: sbaglia chi ci considera privilegiati

Martedì 12 Maggio 2020, 11:23

La situazione pandemica del nostro Paese, ha messo letteralmente in ginocchio le produzioni cinematografiche. L’altissimo numero di lavoratori del comparto audiovisivo, già di per sé fatto di precari, è stato costretto in questi ultimi mesi al fermo forzato delineando una situazione decisamente drammatica per il prossimo futuro. La possibilità che a giugno si possa ritornare, con i dovuti accorgimenti, all’incolumità della salute di tutti, potrebbe dare un piccolo spiraglio di speranza a tutti i lavoratori della settima arte e anche del teatro, in attesa che il cinema torni a ricoprire l’imprescindibile ruolo culturale ed economico che da sempre contraddistingue il nostro Paese.

Alle possibili misure cautelative che il Governo potrebbe mettere in campo per una controllata apertura, abbiamo chiesto il parere a due noti attori pugliesi a iniziare dall’attore e regista Paolo Sassanelli. «Il cinema e il teatro sono fermi da febbraio ormai e non sappiamo quando si potrà riprendere – ricorda Sassanelli -. Qualcuno ipotizza l’apertura dell’attività all’aperto, forse sarebbe una boccata di ossigeno per il teatro. Di sicuro le sale cinematografiche al chiuso non possono aprire, perché una sala di 200 posti ne potrà contenere una ventina di persone, così non si va avanti di certo». Si parla anche dell’utilizzo da parte degli attori della mascherina mentre recitano: «Onestamente mi sembra una follia - commenta Sassanelli -. Nell’anno in corso ci vorrebbe un intervento governativo, così come è stato fatto in Francia, per garantire uno stipendio fisso a tutte le categorie dello spettacolo fino a ripresa lavoro. Non deve essere di 600 euro al mese il contributo, non si campa. La nostra categoria è la più colpita ed è in ginocchio».

Sassanelli poi si sposta sul lavoro dell’attore da sempre considerato un divertimento, un hobby. «Per molti la gente che fa spettacolo non lavora, lo ritiene un divertimento e questa è l’idea di una società sballata completamente, all’oscuro della fatica di fare questo mestiere e dei sacrifici che comporta. La nostra categoria non è fatta di privilegiati, ce ne saranno una cinquantina al massimo, il resto sbarca il lunario».

L’attore Totò Onnis, invece, ricorda che in questi giorni si parla molto di apertura, ma si dimentica che il Coronavirus è ancora tra di noi. «Il cinema e il teatro, sono sicuramente le strutture che avranno più difficoltà a ripartire – dice Onnis -, anche perché la gente non sarà predisposta a spendere soldi per andare a vedere un film o uno spettacolo teatrale. Comunque, c’è una cosa importante che sta avvenendo in questi giorni: il comparto dell’audiovisivo e del teatro sono quelli con meno regole e i lavoratori sono meno tutelali di altri. Per esempio, l’attore che lavora nel comparto audiovisivo non è tutelato da nessun contratto nazionale, questo significa che non ha alcun tipo di organizzazione lavorativa.

Quindi, sia per l’assistenza o per altre necessità si rifà a quelli che sono i contratti nazionali delle altre categorie. Con i 600 euro Covid, si è scoperto che tantissimi attori non sono riusciti a ottenere questa cifra perché il tetto stabilito è di 30 giornate lavorative. Per questo e altri temi, in questi giorni tutti gli attori stanno combattendo per cercare una soluzione, anche perché se non ora quando?».

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