Verrà presentato domani a Bari, alle 20 al Circolo della Vela (sede Margherita), «Un giorno perfetto», il libro dedicato all'epopea di Casa Giannini scritto da Carmela Formicola, capocronista de «La Gazzetta del Mezzogiorno». L’autrice dialogherà con il rettore dell'Università di San Marino, Corrado Petrocelli.
C’è stato un tempo, ormai sempre più lontano, nel quale la stazione di Bari era il principale punto di approdo alla città per quanti, più o meno quotidianamente, vi si recavano per affari o per acquisti. I cosiddetti sensali li accoglievano suggerendo i nominativi di medici o avvocati che, guardacaso, avevano i propri studi nei pressi di piazza Roma e anche per alcuni commerci quella zona veniva considerata strategica.
È probabilmente per questo stesso motivo che, nel 1874, la ditta Giannini nacque proprio lì, quasi all’angolo fra la via Sparano e la piazza Roma, come a voler accogliere, con quel suo commercio «nuovo» - pianoforti, spartiti e strumenti musicali - chiunque giungesse a Bari col desiderio di entrare in confidenza con l’arte dei suoni.
All’epopea di Casa Giannini, ai suoi fondatori, Edoardo con la moglie Giulia Scherer, ma soprattutto all’indimenticato Bruno Giannini, vera e propria istituzione della vita musicale barese, è dedicato Un giorno perfetto, il bel libro che Carmela Formicola, giornalista della «Gazzetta», ma anche scrittrice da sempre innamorata della musica, ha scritto per l’editrice Florestano.
Parlare di Casa Giannini vuol dire fare riferimento a una Bari che non c’è più e che ormai oltre un secolo fa vide l’azienda di via Sparano diventare un preciso punto di riferimento per numerosi compositori, esattamente come accadde con Casa Laterza nel campo dell’editoria. Pietro Mascagni, fra i tanti, durante il suo soggiorno pugliese compose la Cavalleria rusticana su un pianoforte preso dai Giannini e, nella sua veste di direttore della Banda di Cerignola, vi si rivolse anche per rifornirsi di strumenti a fiato. Non a caso, nell’ufficio di Bruno Giannini faceva bella mostra di sè, incorniciata, la lettera con la quale il maestro livornese chiedeva una maggiore elasticità nei pagamenti...
Un’azienda ricca di Storia e di storie, che però ha finito per identificarsi in particolare nella figura di Bruno Giannini, un personaggio a suo modo indimenticabile, sia per la propria competenza musicale - fu tra i primi pianisti di jazz dell’Italia post armistizio - sia anche e soprattutto per il carattere gioviale, le battute fulminanti, non meno che per l’attenzione da sempre dedicata ai giovani talenti. Al Concorso pianistico Giannini - raro esempio di mecenatismo da parte di chi non si considerò mai un semplice commerciante di strumenti - si misero infatti in luce, ancora adolescenti, alcuni solisti destinati a carriere più che brillanti, dai nostri Emanuele Arciuli e Benedetto Lupo al toscano Andrea Lucchesini. Per non dire della giuria, più volte presieduta dal grande Nino Rota.
Classica e jazz, ricordi e testimonianze affollano questo volume che Carmela Formicola ha inteso costruire secondo l’idea di un racconto corale, polifonico, appunto come un brano musicale. Vi intervengono musicisti di più generazioni, da Gianna Valente a Biagio Putignano o Mirko Signorile, studiosi come Pierfranco Moliterni o Nicola Scardicchio, giornalisti e critici di lungo corso, da Franco Chieco a Egidio Pani e Nicola Sbisà o più giovani colleghi, come Fiorella Sassanelli. E per tutti loro, il civico 172 di via Sparano è uno scrigno prezioso dal quale far affiorare emozioni, episodi unici o al quale legare persino esperienze di arricchimento culturale. Inevitabile, quindi, far riferimento anche ai tanti dibattiti, alle presentazioni di libri e dischi che Gianna e Giulia Giannini - le figlie di Bruno - hanno organizzato negli anni prima della chiusura, come a voler ribadire che l’azienda era ancora parte viva del tessuto connettivo della Bari culturale.
Ma la città è cambiata e non sempre in meglio. Oggi quell’azienda secolare non c’è più e per fortuna, un libro come questo ne consegna la storia e la memoria anche a quelle nuove generazioni, che pensano alla rete come una stanza dei balocchi, ma non hanno mai provato il brivido di entrare in un negozio di strumenti musicali, anzi, in un piccolo tempio. Appunto come Casa Giannini.