È intanto atterrato questa sera alle 19,50 all'aeroporto di Cuneo Levaldigi l'Airbus 319 che ha trasportato da Kabul la salma del caporal maggiore capo Giorgio Langella.
Ad attendere il sottufficiale, la moglie Francesca Fabbiano, il ministro della Difesa Arturo Parisi, il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Gian Paolo Di Paola, il capo di Stato maggiore dell'esercito, Filiberto Cecchi, oltre a una nutrita rappresentanza di tutte le forze armate e della Brigata alpina Taurinense presso cui svolgeva il servizio militare Langella.
Quando la bara del caporal maggiore capo Giorgio Langella è stata scaricata dall'aereo e portata al centro della pista da sei alpini della Brigata Taurinense, il ministro della Difesa Arturo Parisi si è avvicinato ed ha appoggiato le mani sul tricolore steso sul feretro.
È stato suonato il silenzio e si sono avvicinati alla bara la vedova, sorretta da una psicologa dell'esercito, e la sorella di Langella, Barbara, sorretta dal sindaco di Diano Marina.
Il piccolo corteo ha seguito il feretro che è stato caricato su un carro funebre.
L'ATTENTATO DI OGGI
L'ESPLOSIONE - È avvenuta intorno alle 16, le 13:30 in Italia. L'ordigno, dalle caratteristiche ancora imprecisate, è scoppiato al passaggio di un mezzo militare del Prt italiano di Herat, uno di quei Team di ricostruzione provinciale con cui la Nato punta ad espandere la missione Isaf in tutto il Paese. L'attentato, riferiscono al comando del contingente, «è avvenuto nei pressi di Shindand, a circa 90 chilometri a sud di Herat, nella zona di responsabilità del Comando ovest della Nato (Regional Command West), a guida italiana».
I FERITI - Nell'esplosione sono rimasti lievemente feriti tre militari italiani, tutti in servizio presso il 3° Reggimento artiglieria di montagna della Brigata alpini Julia, che ha sede a Tolmezzo. Si tratta del caporal maggiore scelto Marco Loi, 26 anni, di Cagliari; del primo caporal maggiore Salvatore Anzalone (23) di Palermo e del primo caporal maggiore Giancarlo Parillo (26) di Capua (Caserta). Sono stati soccorsi con un elicottero e «ricoverati per accertamenti» nell'ospedale militare da campo presso l'ospedale di Herat. Hanno riportato solo lievi ferite, mentre è andata peggio a un interprete afgano del contingente: è in gravi condizioni, ma non in pericolo di vita. Sul convoglio sarebbe dovuto salire anche Claudio Belli, un idrogeologo italiano che lavora con la Cooperazione: solo per caso all'ultimo momento ne è rimasto fuori.
LA MISSIONE - Il veicolo del Prt era di ritorno ad Herat, dopo una missione umanitaria: i militari avevano fatto un sopralluogo ad una scuola in via di realizzazione nel villaggio di Shirzad. L'edilizia scolastica è uno degli ambiti di intervento del Team di ricostruzione provinciale a guida italiana. Molti i progetti già realizzati anche in altri settori, in particolare sanità ed acqua.
800 UOMINI, PRESTO MEZZI ANTIMINE - Ad Herat l'Italia gestisce il Prt e contribuisce alla Base di supporto logistico (a guida spagnola) che si trova presso l'aeroporto. Il generale Danilo Errico è il coordinatore di tutti e 4 i Prt presenti nell'area ovest. Gli uomini impegnati sono complessivamente 750-800, compresa una compagnia appena arrivata della brigata aeromobile "Friuli". Si tratta di circa 90 militari (tra cui 5 donne) che presto potranno fare affidamento su 6 VTLM, dei nuovissimi mezzi anti-mine in arrivo dall'Italia, e anche su 3 elicotteri CH-47 spostati da Kabul.
«NESSUN INCREMENTO UOMINI» - I militari italiani dell'Isaf, tra Herat e la capitale afgana, sarebbero ora circa 1.800. Il sottosegretario alla Difesa Marco Verzaschi, replicando oggi a notizie di stampa, ha contestato che ci sia stato un aumento delle truppe: «Il numero dei militari impegnati in Afghanistan, nella missione Isaf - ha detto - rientra nell'ambito delle 1.938 unità autorizzate dal Decreto Legge 5 Luglio 2006, n.224, convertito nella legge 4 agosto n. 247 dal Parlamento italiano. Come si vede, dunque, nessun incremento».
«DI PAOLA, MISURE SICUREZZA GIÀ ALTE» - Il capo di Stato maggiore della Difesa era oggi alle 14 in Commissione Difesa, alla Camera, per una audizione già programmata da tempo. Ai parlamentari ha fatto una prima informativa dell'attentato appena avvenuto, mentre ai giornalisti ha parlato in generale delle condizioni di sicurezza in Afghanistan che a suo dire sono invariate. «Non si può dire - ha affermato - che ogni volta che succede qualcosa c'è stato un peggioramento». Facendo riferimento, in particolare, all'attentato di ieri, ha detto che «nell'area della capitale, come nelle altre zone, ci sono sempre stati degli alti e bassi. Non mi sembra che ci sia una sostanziale variazione, nè nel bene e, purtroppo, neppure nel male». Ma è il caso di innalzare le misure di sicurezza? «Le misure sono già innalzate - ha risposto - ed è chiaro che ogni episodio viene poi analizzato e studiato per capire se c'è qualcosa che si può fare di più e meglio, ma questo è normale. Quello che voglio ribadire - ha concluso - è che c'è un elevato grado di allerta e di attenzione, ma la sicurezza al 100% non c'è mai, nè in Afghanistan nè altrove».
Di tutto questo, e non solo, si è probabilmente parlato nell'incontro a Palazzo Chigi che si è tenuto nel pomeriggio tra il premier Prodi, il ministro Parisi e lo stesso Di Paola.
















