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I diritti delle donne in Messico tra femminicidi e nuovo riscatto

 
Dorella Cianci

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Dorella Cianci

I diritti delle donne in Messico tra femminicidi e nuovo riscatto

La violenza è frequente nelle carceri messicane. Gli scontri scoppiano regolarmente tra detenuti di bande rivali, che in luoghi come Juarez fungono da delegati per i cartelli della droga

Giovedì 19 Gennaio 2023, 12:35

La violenza è frequente nelle carceri messicane. Gli scontri scoppiano regolarmente tra detenuti di bande rivali, che in luoghi come Juarez fungono da delegati per i cartelli della droga. I giornalisti hanno difficoltà a raccontare la verità, temendo di mettere a rischio la loro vita e quella dei loro familiari. Le giornaliste sono spesso vittime anche di stupri. Su Netflix, Ruido racconta questo dramma, quello delle madri, quello dei tanti cittadini onesti, i quali faticano a condurre una vita normale in tutto il Messico. E poi, in particolare, c’è Ciudad Juarez, una popolosa città, che è stata teatro di anni di violenti, di scontri tra le forze di sicurezza e i cartelli della droga rivali (Sinaloa e Juarez), provocando migliaia di morti nell'ultimo decennio. Il 2023 è iniziato proprio parlando di questa zona, dove sono scoppiate rivolte nelle carceri. 25 membri del cartello di Sinaloa sono fuggiti il ​​primo gennaio, incluso uno dei maggiori leader della banda criminale. Due giorni prima, il presidente López Obrador si era congratulato con se stesso per il calo della violenza nel suo Paese, tentando di mascherare, forse, una situazione emergenziale, che solo in parte si è rasserenata nei giorni, appena trascorsi, dei vertici dei Paesi del Nord America, con la presenza di Biden.

Sindaco di Ciudad Juarez, (eletto nel 2021) Francisco Hector Treviño Cantù. Come reagisce la sua comunità cittadina a questa tendenza?

«Tutto il mondo conosce questa città per la sua violenza, per la sua pericolosità, per il narcotraffico, per l’elevato numero di femminicidi… Non si può negare niente e non si può esser troppo entusiasti di come sia iniziato questo anno, qui da noi. Tuttavia il ragionamento dovrebbe essere più articolato. Il mondo intero è un posto sempre più insicuro, così come sta venendo fuori in altre zone dell’America Latina, come si sta intuendo in Europa, dopo la faccenda dell’Ucraina, che mette a rischio la vostra pace, ma fa anche incrementare il narcotraffico e quello delle armi, che passa silenzioso da un continente all’altro, approfittando della situazione di guerra. Questo mio ragionamento non vuol di certo sminuire la pericolosità del Messico, ma solo evidenziare come, attualmente, ogni sistema democratico sia messo in silenziosa crisi dall’illegalità crescente, dalle speculazioni economiche, dalle guerre (quelle più note e quelle ormai radicate), da una sopraffazione delle democrature e delle dittature, abituate a prosperare nella carenza dei diritti».

La sua analisi è certamente delicata e interessante, anche per noi europei. Vorremmo però ancora qualche notizia aggiornata su quei dati diffusi dall’attivista Salguero, quando mise a punto una mappa con tutti i casi di violenze sulle donne, in Messico e nei diversi quartieri della sua città. Ad oggi?

«Attualmente la violenza è ancora molto diffusa. Non si può dire il contrario: sia quella per le nostre strade, sia quella privata, delle donne invisibili, spesso lasciate quasi segregate. Il problema femminile è soprattutto un problema culturale, qui da noi e non solo… Lei citava i casi di violenza sulle giornaliste, ma quel fenomeno è ancora più difficile da spiegare a chi è lontano».

In che senso?

«La società messicana non riesce ad attribuire alla donna, sin dall’infanzia, il rispetto naturale che merita. Ovviamente questo accade nei molti strati indigenti della popolazione. In quella povertà prospera violenza e ignoranza. La profonda spaccatura sociale dei nostri territori è una vera bomba di disuguaglianze, che strizzano l’occhio alla criminalità. E poi, invece, ci sono donne che intraprendono carriere brillanti, come quella appena eletta a capo della Corte suprema, ma anche molte attiviste e giornaliste. Il Messico non ha conosciuto ancora una vera ondata di femminismo. Penelope perde, qui da noi, ma ancora per poco».

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