POLICORO - Si allarga il fronte del «no» alla realizzazione dell’impianto biogas in contrada Acinapura. Dopo il diniego netto dell’associazione ambientalista «Mediterraneo no triv», arriva anche quello del comitato «Mamme libere per la tutela dei figli», a difesa della salute pubblica e della salubrità del territorio. Perché mettere a rischio la vocazione agricola e turistica del territorio, con un impianto di biogas, per interessi prettamente economici di pochi? Che di bio non ha proprio nulla? Si chiedono dal comitato. «Da mamme, siamo molto preoccupate per la salute dei nostri figli, per il pericolo di un’aria, che diventerà inquinata e irrespirabile per chilometri -sostengono senza mezzi termini- Parliamo anche dei turisti, famiglie con bambini che preferiscono un posto con aria pulita e il cibo buono che la nostra terra produce. Se dovesse andare in porto questo progetto, sarebbero costretti ad andare altrove. Gli esperti si sono espressi, parlando dei rischi connessi a questi impianti. -insistono dal comitato- Si parla di transizione energetica “abolendo” i peti delle mucche, e poi ci propongono soluzioni altamente inquinanti. Proteggiamo la salute dei nostri cari. - è l’appello del comitato - Oltre a liberare nell’aria polveri sottili, emanano ossidi d’azoto, ozono e altre molecole inquinanti, come dichiarò il dottor Conti medico all’ospedale Maggiore di Lodi nel 2014, proprio al summit del comitato contro il biogas. Il danno alla salute è molteplice, perché agli effetti diretti degli ossidi d’azoto (Nox) come le malattie respiratorie, si devono sommare quelli dell’ozono e del particolato fine, che possono causare infarti e altre patologie cardiocircolatorie, oltre al cancro al polmone». Il 6 giugno scorso, il consiglio comunale ha approvato a maggioranza (minoranza astenuta) una delibera con tutte le osservazioni di carattere prettamente urbanistico, che saranno formalizzate giovedì in Regione.
Un iter che arriva dopo numerose perizie tecniche chieste e acquisite dall’Amministrazione comunale, sugli aspetti urbanisticamente difformi del progetto. «Noi siamo chiamati a dichiarare la compatibilità. -ha detto il sindaco Enrico Bianco- Dal nostro approfondimento sono emerse norme molto stringenti risalenti al 2017 (articolo 42 sul patrimonio identitario delle aree agricole in maglia fondiaria, vietando l’aumento di volumetrie), che impediscono la realizzazione di un impianto come quello proposto, un complesso industriale che lavorerebbe 94mila tonnellate di materia prima all’anno».