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Matera, maresciallo dell'Arma nei guai: rivelazione di dati segreti, spuntano altri imprenditori

 
francesco casula

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Matera, maresciallo dell'Arma nei guai: rivelazione di dati segreti spuntano altri imprenditori

foto d'archivio

La magistratura non esclude che Di Marzio avesse rapporti anche con altri appartenenti delle forze dell’ordine. Indagini in corso

Domenica 14 Gennaio 2024, 14:55

14:57

Informazioni riservate non solo all’imprenditore Francesco Paolo Di Marzio, il maresciallo Vito Pavese secondo la Direzione distrettuale Antimafia di Potenza forniva “servizi” anche altri soggetti. È quanto emerge dalle carte dell’inchiesta che nei giorni scorsi ha portato agli arresti domiciliari Di Marzio e il sottufficiale dell’Arma in servizio a Matera. Negli atti dell’indagine condotta dagli stessi colleghi di Pavese e coordinata dal procuratore Francesco Curcio, spuntano infatti i rapporti che il militare avrebbe instaurato con altri soggetti ai quali avrebbe fornito dati e informazioni grazie all’accesso alle banche dati in uso alle forze dell’ordine. È il caso di un imprenditore che a gennaio 2023 contatta il carabiniere per conoscere eventuali precedenti penali di una donna di Castellaneta, comune nel tarantino, che vorrebbe assumere presso la sua ditta: una volta inviati i dati della donna attraverso Whatsapp, Pavese gli offre anche la possibilità di raccogliere informazioni attraverso i suoi colleghi della stazione ionica, ma l’imprenditore preferisce che se ne occupi direttamente lui per evitare che la donna possa in qualche modo venire a conoscenza degli accertamenti. Nella conversazione intercettata dagli investigatori qualche giorno più tardi, Pavese rassicura il suo amico sulla condizione della donna: l’imprenditore però chiede notizie anche sulla famiglia della donna e si innervosisce quando scopre che il sottufficiale non ha fatto verifiche ampie: «eh ... là dovevi vedere!» gli risponde non senza fastidio.

«Pavese – scrive il gip Lucio Setola nell’ordinanza - ha continuativamente informato non solo il Di Marzio, ma anche altri soggetti ed ha palesemente "offerto" sia le sue amicizie e conoscenze tra i colleghi dell'Arma o delle altre forze dell’ordine per carpire informazioni d'ufficio, che il suo stesso intervento di persona».

Le indagini della Dda, del resto, non son affatto chiuse. Nelle pieghe degli atti di inchiesta, infatti, emerge come il prossimo passo potrebbe essere quello di verificare che non vi siano altri membri delle forze dell’ordine infedeli nell’entourage di Di Marzio. A dare conferma a queste ipotesi sono le parole dello stesso giudice Setola che commentando le condotte degli indagati, e in particolare di Di Marzio, scrive che si tratta di «una capacità che non appare e non può essere limitata alla sola “disponibilità” verso il Pavese, ma che appare indicativa di una propensione e di una capacità ricercare "scorciatoie" per il soddisfacimento dei propri interessi, anche attraverso accordi illeciti con pubblici ufficiali». Anche per questo il magistrato ha disposto la custodia ai domiciliari: «evidenti – si legge infatti nell’ordinanza - risultano anche le esigenze legate al pericolo di inquinamento probatorio» dato che «dalle indagini svolte sono emersi ulteriori episodi che coinvolgono anche altri soggetti, e che dovranno essere oggetto di ulteriori accertamenti».

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