MATERA - La loro sveglia per raggiungere le campagne del Metapontino è all’alba. Novanta chilometri in autobus all’andata e altrettanti per il ritorno in buona parte tra strade tortuose e dissestate che fanno riaffiorare alla mente le mulattiere descritte da Carlo Levi in «Cristo si è fermato a Eboli».
In mezzo una giornata di fatica, chini per svolgere le pratiche colturali nei campi e raccogliere la frutta e la verdura affrontando anche il caldo torrido degli ultimi tempi.
Storie di ordinario sudore e dignità che vedono protagonisti silenziosi decine di braccianti agricoli della collina e montagna materana. Se l’area ionica è una eccellenza lucana del comparto ortofrutticolo contribuendo in modo significativo al Prodotto interno lordo della Basilicata, è anche per merito loro. Accettura, Garaguso, Grassano, Oliveto Lucano, San Mauro Forte forniscono manodopera quanto mai vitale per assicurare che le produzioni agricole arrivino sui mercati.
Giuliano Garofalo, 48 anni di Oliveto Lucano è passato dai bulloni della fabbrica alla terra, quella terra che evoca proprio i riti arborei del Maggio di Accettura ed Oliveto, patrimonio della civiltà rurale che gradualmente sta diventando una opportunità anche per il turismo. «Ho lavorato tre anni e mezzo in uno stabilimento dell’ex Fiat ora Stellantis nell’area industriale di Melfi. Poi il contratto è terminato e sono rimasto senza occupazione. Da circa sei anni ho trovato impiego annuale in una azienda agricola di Scanzano Jonico. Dopo aver effettuato il giro di tutti i paesi il pullman parte da Oliveto Lucano alle 3.30 e giunge a Policoro alle 5 e dopo 7 ore di lavoro si riparte alle dopo mezzogiorno per il ritorno nei paesi. In inverno si riparte alle 16.30 - 17. Lavoriamo dal lunedì al sabato. È una vita faticosa e richiede molti sacrifici - dice il bracciante - perché ci sono anche i numerosi disagi legati ai tempi di percorrenza del viaggio ed alla qualità dello stesso. Il tratto di strada che dai centro della collina materana conducono sulla strada statale 407 Basentana sono pieni di buche ed avvallamenti. Più che denunciare le precarie condizioni delle infrastrutture cosa altro possiamo fare? A più riprese nel corso degli anni anche le amministrazioni locali hanno chiesto di adeguare e migliorare la viabilità ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti». Prevale quasi un senso di rassegnazione per lo stallo perenne. «Ormai abbiamo perso anche la speranza che le cose possano cambiare». Eppure ogni giorno i braccianti di Oliveto Lucano e del circondario assolvono al proprio dovere senza lagnarsi e chiedere sussidi.
«Dalle nostre parti le occasioni di lavoro sono ridotte al lumicino. I paesi si svuotano ed i giovani vanno via, fuori regione, in cerca di fortuna altrove». «Dagli anni Settanta - dichiara il sindaco Nicola Terranova - il paese si è svuotato inesorabilmente. I giovani universitari fuori sede dopo la laurea preferiscono rimanere al Nord ed i pochi impieghi sono in alcuni enti pubblici, nell’area industriale di Melfi e nel settore della forestazione mentre qualcuno coltiva ancora la terra. Attualmente siamo 350 abitanti». L’aurora segna l’inizio di un nuovo giorno di viaggio e di fatica nei campi. Tricarico, il paese del poeta contadino Rocco Scotellaro non è distante da Oliveto Lucano. Il riscatto sociale ed economico delle aree interne, dopo tanti decenni, è rimasto in larga parte inattuato. Rimane l’attesa per l’alba nuova.