Il Salento sotto la scure del «degiovanimento», ossia la penuria di giovani, ma 10 comuni nel prossimo decennio invertiranno la tendenza, con l’eccezione di Cannole che fa ancora meglio e mostra un incremento della popolazione giovanile sia per il 2014-2024 che per il 2024-2034. Sull’altra faccia della medaglia c’è Sternatia, che ha perso un giovane su tre.
Caprarica di Lecce, Carovigno (provincia di Brindisi), Cavallino, Giurdignano, Leporano (provincia di Taranto), Lequile, Melendugno, Patù, San Pietro in Lama, Sanarica, nei prossimi dieci anni (2024-2034) avranno performance positive, ma il fenomeno mostra un rallentamento nel Salento con variazioni che tendono ad essere prossime allo zero.
La “sentenza” la scrive l’Istituto pugliese di ricerche economiche e sociali (Ipres) nel report su «Degiovanimento e condizione occupazionale dei giovani in Puglia». Sulla base dei dati Istat riguardanti popolazione e forza lavoro. Nella prima parte dello studio è analizzata l’evoluzione della popolazione giovanile nel decennio 2014-2024 con proiezioni fino al 2034. Vengono evidenziati i divari territoriali a livello comunale, provinciale, in base al livello di urbanizzazione e la classificazione delle Aree interne.
A seguire vengono approfondite le dinamiche del mercato del lavoro giovanile e quindi il tasso di occupazione e disoccupazione dai 15 ai 24 anni e dai 25 ai 34 anni osservando le variazioni in un arco temporale che va dal 2018 al 2024.
Il fenomeno riguarda tutta la Puglia, ma in modo particolare è evidente nel Leccese e nel Foggiano dove tra «il 2014 e il 2024, 65 comuni, prevalentemente localizzati nel basso Salento e nella Daunia si colorano di rosso, registrando decrementi superiori al 20%: significa che in dieci anni hanno perso più di un giovane su 5 e nei casi estremi (Anzano di Puglia, Montemesola, Sternatia) addirittura oltre un giovane su tre».
La provincia di Lecce si distingue anche per tasso di occupazione dei giovanissimi (15-24 anni) dove un giovane su quattro lavora (25% a fronte di una media nazionale del 24%). «Sul fronte del mercato del lavoro, permangono disuguaglianze strutturali che penalizzano soprattutto le giovani donne - si legge nel report - e i residenti nelle province meno dinamiche, come Taranto e Foggia, dove la domanda di lavoro risulta più debole e le opportunità di inserimento sono più limitate. Tuttavia, si rilevano anche segnali positivi in alcune aree - come Bari, Lecce e la BAT - che sembrano esprimere una maggiore capacità di resilienza e attrattività per i giovani adulti, specie tra i 25 e i 34 anni».
Un quadro che Ipres definisce significativo, ma parziale ai fini della comprensione della condizione giovanile che ai fini della definizione delle politiche governative deve essere indagata rispetto ai livelli di istruzione e alla qualità della formazione, al fenomeno dei Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione), ai flussi migratori in uscita, all’accesso all’abitazione e ai servizi, così come alla partecipazione alla vita sociale e culturale.
Ipres conclude che l’analisi «mette in evidenza l’esistenza di un mosaico territoriale articolato e differenziato della condizione giovanile in Puglia. Le dinamiche demografiche delineano un progressivo processo di degiovanimento, che interessa l’intero territorio regionale, ma con intensità e caratteristiche differenti in relazione al grado di urbanizzazione e alla collocazione dei comuni nella mappa delle aree interne. La perdita di popolazione giovanile, più marcata nei comuni rurali e ultraperiferici, si associa a un indebolimento del potenziale demografico e sociale, con implicazioni significative in termini di sviluppo sostenibile e coesione territoriale. Anche la componente straniera, sebbene in crescita, non è sufficiente a contrastare il declino, né dal punto di vista quantitativo né in termini di riequilibrio generazionale, mostrando essa stessa segni di invecchiamento e una distribuzione disomogenea sul territorio».