«Dopo la violenza subita il mondo fa più paura». Con queste parole accorate Neetu, giovane indiana vittima (insieme alla madre) di violenza familiare mostra l’abisso di dolore e paura che accompagna i traumi subiti, tanto più spaventosi se vengono da una mano che dovrebbe proteggerti. È stato il padre, infatti, a uccidere una figlia di pochi mesi, gettare l’acido su lei che aveva solo tre anni e su sua madre, che voleva morte per potersi risposare e avere il desiderato figlio maschio a cui non bisogna pagare la dote come invece accade per le donne. Ma Neetu ha chiara la ragione della violenza di genere: «Quando gli uomini non ottengono quello che vogliono, diventano violenti».
Della loro tragedia, madre e figlia, hanno fatto una ragione di vita e una testimonianza continua per migliorare le legislazioni dei vari Paesi affinché si metta a un punto alla violenza di genere. La sua voce è risuonata decisa, tra le mura dell’Open space di piazza Sant’Oronzo, a Lecce, dove si è svolto l’incontro «Donne senza paura» organizzato dal Rotaract Distretto 2120, lunedì pomeriggio. Una testimonianza arrivata a breve distanza dal fatto di sangue che ha visto vittima una donna a Taurisano ricordato insieme a quello di Giulia Cecchettin.
Il suo sogno era di cantare, ma gli sfregi permanenti che le ha procurato l’acido l’hanno spinta ad accantonare questo desiderio per dedicarsi a un’opera di sensibilizzazione contro la violenza subita dalle donne per il solo fatto di essere donne. Per raccontare la sua storia è partita da una domanda rivolta a una sala gremita: «Volete capire qual è la sensazione dell’acido addosso? Si scioglie tutto, si è aperto un buco nel materasso, il dolore era intensissimo e non capivo niente». L’inferno, insomma. Poi ha proseguito raccontando che non essendoci ambulanze disponibili fu portata insieme alla madre in ospedale su un carretto che ha impiegato nove ore per raggiungere la struttura sanitaria. Quelle ore con l’acido addosso le hanno fatto perdere la vista.
Ogni anno in India vengono denunciati almeno 200 casi di attacchi con l’acido da parte di donne vittime di questa brutalità, ma in realtà sono migliaia quelle che subiscono in silenzio o che perdono la vita. Neetu ha trovato la forza di denunciare questa barbarie lanciando la campagna Wake up, un’iniziativa planetaria per ispirare leggi e programmi educativi per la prevenzione della violenza genere. La sua storia è raccontata in un docufilm “Geeta” della regista australiana Emma Macey Storch che ricostruisce il contesto sociale e culturale in cui è maturato l’attacco con l’acido perché «arrivavano solo femmine».