LECCE - Elata: cento anni e non sentirli. Sono ancora vivide negli occhi e nel cuore dei tanti presenti le immagini e le emozioni che hanno scandito la festa dei cento anni dalla fondazione del calzaturificio Elata, svoltasi lo scorso 22 luglio a Casarano.
Una festa sui generis, all’insegna della grande musica targata Beatrice Rana.
Per l’occasione, infatti, il prestigioso festival Classiche Forme ha fatto tappa a Casarano, sugellando l’incontro tra due eccellenze salentine nel mondo. Da un lato, la musicista che continua a mietere successi nei teatri di tutto il mondo; dall’altro l’azienda che realizza calzature finite ai piedi, tra gli altri, dei più noti e celebrati divi di Broadway e Hollywood.
«Se mi volto indietro a guardare la nostra storia – commenta Salvatore Nicolazzo, omonimo e nipote del fondatore - vedo che tante cose sono cambiate. Siamo partiti da una piccola bottega nel centro storico di Casarano, passando a stabilimenti sempre più grandi, fino ad arrivare a quello attuale, in cui ci siamo trasferiti dal 2007. Abbiamo anche aggiunto tante linee di prodotto: siamo passati dalla calzatura da donna a quelle da sposa e produciamo anche una linea di calzature da ballo. Esportiamo in tanti Paesi, mentre prima eravamo rivolti solamente al mercato locale. Quello che non è cambiato è la voglia di fare, la caparbietà, la tenacia che deve avere un imprenditore, ieri come oggi».
Sulla stessa lunghezza d’onda Dina Nicolazzo, figlia del fondatore.
«Tutti noi, sorelle e fratelli, ad eccezione del fratello maggiore che era medico, - precisa Dina – abbiamo sempre lavorato in azienda, non abbiamo mai guardato orari, le nostre giornate non finivano mai, anche perché abitavamo sopra la fabbrica. Pertanto, era normale, per noi, trascorrere le giornate in azienda. Ognuno si preoccupava di quello che doveva svolgere. Adesso, ci sono le nuove generazioni e anche loro hanno la stessa passione che abbiamo avuto noi. Altrimenti questo lavoro non si potrebbe fare».
A confermarlo è Giulia Valentino della quarta generazione.
«Lavoro in azienda da tre anni – dice Giulia - e mi occupo del controllo qualità. Essendo, il nostro, un prodotto artigianale, per noi la cura del dettaglio è fondamentale. Tra l’altro, il mio ruolo era prima ricoperto da mia zia e, quindi, per me diventa anche molto importante continuare quella tradizione. Per farlo ci vuole passione e ci vuole amore, poiché il controllo, come dice mia zia, è l’ultima carezza alla scarpa, prima che parta per il mondo. Mi auguro di continuare questa tradizione di famiglia che per me è veramente molto importante».
E a fare la differenza è proprio la qualità.
«In questo percorso centenario dell’azienda Elata – spiega Paolo Valentino – abbiamo sempre cercato di curare lo stile, l’eleganza, la forma, la raffinatezza, il comfort e questo è stato anche il motivo del successo delle nostre calzature. C’è tanta artigianalità nell’esecuzione del prodotto e questo è sinonimo proprio di lavorare con cura, lavorare con amore e lavorare con quella stessa passione, che ci è stata tramandata da chi prima di noi ha fatto lo stesso lavoro con lo stesso impegno e con la stessa amorevolezza nel curare i dettagli e i particolari della calzatura Elata».
Una storia di eccellenza, quella di Elata, lunga un secolo e destinata a continuare.
















