LECCE - Bene la riqualificazione della galleria, con più luce, verde e maggiore sicurezza. Ammesso, però, che si faccia. E che non rimanga una proposta da spot elettorale. L’umore degli esercenti all’indomani dell’annuncio del concorso nazionale teso alla riqualificazione della Galleria Mazzini è moderatamente compiaciuto. Che una modernizzazione serva è dato per assodato: più luce, verde e una sicurezza maggiore sono richieste trasversali.
Ma a indurre i commercianti alla cautela - questa la vox populi comune alle varie attività - sono anni di promesse non mantenute, annunci in pompa magna senza seguito, progetti mai del tutto soddisfacenti. A microfoni spenti qualcuno non esita a definirla «una brutta galleria». Altri si spingono sino a bollarla come «la peggiore al mondo». Per questo la notizia del progetto di rifacimento è accolta ben volentieri. Seppur con lo scetticismo di chi si pronuncia solo a conti fatti.
Teresa Reggio di Toticchio lavora in Galleria da 50 anni. Mentre commenta il progetto c’è chi si avvicina per ricordare che di riqualificazione si parla da tempo, senza che nulla segua. Ma lei ha bene a mente gli interventi necessari. «Io dico sia un bene la chiusura della galleria con le porte a vetro, ma la cosa più importante è l’illuminazione. Qui la sera sino alle 7, 7 e mezzo non si accendono le luci ed è buio. Bisogna che l’illuminazione non dipenda più dalla strada». Tra gli interventi necessari menziona anche una maggiore pulizia e più sicurezza. Lei che negli ultimi tempi ha subito tre furti con sfondamento delle vetrine.
Il tema della sicurezza è centrale anche per Antonella Orondini, di Feel. «Le videocamere le hanno messe, ma funzionano? E poi se filmano atti di vandalismo o di inciviltà ma non c’è nessuno a sorvegliare l’area, cambia qualcosa? Il progetto di riqualificazione serve perché questo è il cuore commerciale della città».
Altro problema, ricorda Orondini, è poi dovuto alle infiltrazioni. Talvolta così estese da far gocciolare acqua dal soffitto. Lo sa bene Mariagrazia Mancarella, di Humi. «Si sente da anni parlare di interventi di riqualificazione, ma nulla sinora è stato fatto. Ecco perché ci crediamo poco. Sopra ci piove nel negozio, eppure noi l’affitto lo paghiamo. Potrei usare il piano come negozio e invece l’ho adibito a deposito perché non posso fare entrare i clienti in un posto in cui il soffitto è impregnato di muffa. È una gestione sbagliatissima».
Anche lei è convinta che tra i problemi da risolvere ci sia quello del buio. «Tant’è – dice puntando il dito fuori dal negozio – per avere un po’ di illuminazione qui ci sono ancora le luci di Natale». Questione, quella dell’illuminazione, che Anaïs Charlotte Cascella, di Anaïs, sottolinea, invitando a puntare più sul bianco. «Questo modo di fare tutto in stile industrial ammazza la luce. Bisognerebbe tornare al white. Toglierei poi il prisma e farei un pozzo di luce con nuove piante naturali».
Un modo per rendere lo spazio più accogliente. Contando però - parola di Antonio Stifani, di Outlet Store - su una maggiore cura di tutto l’ambiente. «Io - dice Stifani - sono venti anni che sto qui e l’incuria si vede. I problemi sono tanti: anche l’illuminazione, l’assenza di verde e poi il vandalismo. Noi commercianti – continua – siamo costretti a pulire la sporcizia che si crea attorno. Il turista passa e noi raccogliamo le critiche. L’importante è che il progetto si faccia e che sia reale, non solo uno spot da campagna elettorale».
Idea rilanciata anche da una dipendente di un negozio in zona, che preferisce non comparire. «L’importante - afferma - è che chiudano finalmente un progetto, dopo anni trascorsi a parlare di una riqualificazione che non si è mai attuata. La fiducia si perde perché questi progetti vengono presentati ma non attuati. La galleria potrebbe essere fantastica, potrebbe essere rimodernata in tanti modi. La domanda che ci stiamo facendo ora, se accadrà realmente, ce la siamo fatta 15 anni fa».