Domenica 21 Dicembre 2025 | 17:01

A Lecce niente stop per Galleria Mazzini, il Tar «grazia» la movida

A Lecce niente stop per Galleria Mazzini, il Tar «grazia» la movida

 
Gaetano Gorgoni

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Gaetano Gorgoni

A Lecce niente stop per Galleria Mazzini, il Tar «grazia» la movida

Sospesa la chiusura di un locale disposta dalla polizia municipaleGli esercenti: «Garantiamo la sicurezza, senza di noi terra di nessuno»

Domenica 21 Dicembre 2025, 15:03

“Ammore” non chiuderà. Il Tar di Lecce ha sospeso l’ordinanza con cui il Comune aveva disposto la chiusura per cinque giorni del noto locale della Galleria Mazzini, scongiurando una sanzione amministrativa che avrebbe avuto effetti pesanti sull’attività, sui lavoratori, sui fornitori e sull’equilibrio già fragile di uno degli spazi più delicati del centro cittadino. Una decisione arrivata a ridosso delle festività natalizie e che restituisce respiro a un presidio della movida considerato dagli esercenti un vero argine al degrado urbano.

La Galleria Mazzini, infatti, quando resta vuota, rischia di trasformarsi in terra di nessuno, come è stato chiarito all’interno della Commissione traffico di Palazzo Carafa, nelle scorse settimane: senza attività, senza luci accese e senza il passaggio continuo, l’area diventa facile preda di bivacchi, abbandono e degrado. È in questo contesto che la presenza dei locali ha assunto, nel tempo, un valore che va oltre il semplice intrattenimento serale, configurandosi come presidio informale di sicurezza, decoro e vivibilità urbana.

Tra questi c’è “Ammore”, diventato uno dei punti di riferimento della rinascita serale della galleria e di piazza Mazzini. Nei giorni scorsi, però, il locale ha rischiato una chiusura forzata di cinque giorni, proprio sotto Natale, a causa di un’ordinanza del Comune di Lecce (settore Polizia Municipale) notificata il 18 dicembre. Il provvedimento si basava su un verbale di accertamento del 10 novembre relativo a una presunta eccedenza nell’occupazione di suolo pubblico.

«Alcuni clienti avevano spostato un metro più avanti tavolini e sedie in un momento in cui c’era pochissima gente nella Galleria - ha spiegato il titolare Roberto Miceli - Chiudere in questo periodo è un danno da migliaia di euro, un problema soprattutto per dipendenti e fornitori». La risposta, però, è arrivata in tempi rapidi dai giudici amministrativi. Il Tar di Lecce, Sezione III, con decreto presidenziale urgente n. 589/2025, ha accolto il ricorso presentato tramite lo Studio legale Montinaro, sospendendo l’efficacia dell’ordinanza e fissando la camera di consiglio per il 13 gennaio.

Soddisfazione è stata espressa dall’avvocato Daniele Montinaro, che ha parlato di un provvedimento «immediatamente illegittimo sotto molteplici aspetti», evidenziando «un eccesso di potere e una totale mancanza di proporzionalità nel bilanciamento degli interessi», oltre ai dubbi sulla natura giuridica del suolo (che potrebbe essere condominiale) e sulla tempistica di ordinanze notificate «a ridosso delle festività, con ripercussioni serissime su attività che proprio in questi periodi lavorano per sostenere stipendi e impegni finanziari». Ancora più diretto il racconto del titolare, Roberto Miceli, che rivendica il ruolo quotidiano svolto dal locale all’interno della galleria. «Me l’hanno notificato giovedì con chiusura venerdì, ma alle 17 è arrivata la sospensione - racconta - Le carte erano a posto, però alcuni clienti avevano spostato di poco i tavolini». Ma il punto, secondo il titolare, è un altro: «Finché ci siamo noi non succede nulla. La notte la galleria, se resta vuota, diventa una giungla: gente che bivacca, che dorme, che fa sesso nei portoni, barboni che defecano all’interno. C’era chi passava con lo scooter e siamo intervenuti per impedirlo». Un presidio quotidiano fatto anche di gesti concreti: «Mi sono comprato un macchinario per pulire e lavare la mia area, ma pulisco molto più in là. Dovrebbero ringraziarci, non chiuderci».

Il tema si allarga così al futuro della Galleria Mazzini, interessata da annunciati interventi di ristrutturazione e restyling: gli esercenti chiedono di essere ascoltati e rispettati. «Paghiamo fior di soldi per il suolo pubblico, ma veniamo abbandonati a noi stessi».

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