LECCE - Avrebbe picchiato più volte i tre figli minorenni, in qualche caso usando anche una scopa e - come se non bastasse - li avrebbe minacciati di morte se avessero raccontato a qualcuno delle percosse.
I ragazzini non lo hanno fatto per tanto tempo. Ma, alla fine, si sono in qualche modo confidati con il padre, stanchi delle ripetute violenze della madre tra le mura domestiche.
Il padre, appreso la terribile realtà prospettata dai tre figli, non ha esitato un istante. Attraverso l’avvocato Gianluca Sardo, ha presentato una dettagliata denuncia facendo scattare un’inchiesta a carico della moglie che - nei giorni scorsi - ha ricevuto la notifica di conclusione delle indagini. Ora, la donna ha venti giorni di tempo per cercare di tirarsi fuori dai guai. Se non dovesse riuscirci, per lei si prospetta un delicato processo per maltrattamenti in famiglia.
La donna in questione è residente in un comune della provincia e svolge un lavoro... al di sopra di ogni sospetto. È dipendente dell’Asl e sul lavoro nessuno ha mai avuto da ridire sul suo comportamento.
In famiglia, evidentemente, stando al racconto dei tre figli si «trasformerebbe» in una mamma violenta e autoritaria, lasciando peraltro che i ragazzi vivessero in condizioni di vita penose.
Sembra li picchiasse spesso anche per futili motivi, usando perfino una scopa, oltre le sue mani per colpirli sulla schiena, in faccia e in altre parti del corpo.
Secondo la sostituto procuratore Erika Masetti, si tratterebbe di «violenze fisiche e psicologiche» che - nel corso delle indagini - sarebbero state in qualche modo confermate proprio dai figli, che sono stati sentiti dal giudice per le indagini preliminari Marcello Rizzo.
Oltre le botte, la donna offendeva i figli definendoli “mostri peggio degli animali” e minacciandoli perfino di ucciderli nel caso avessero confidato a qualcuno quello che avveniva in casa.
Alla dipendente Asl, come si diceva, è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini in cui oltre al reato di maltrattamenti in famiglia aggravati si ipotizza anche quello di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare, dopo una misura notificata alla donna il 16 luglio del 2022 dal gip del Tribunale di Lecce.
La donna avrebbe violato ripetutamente gli obblighi imposti fino a giungere con l’auto nei pressi dell’abitazione in cui vivevano i figli minori. Inoltre, nell’orario di entrata e uscita da scuola, sempre con l’auto transitava nei pressi della casa della nonna paterna.
Infine, cosa che le era stata vietata, avrebbe anche effettuato una chiamata sul telefonino della figlia.
Alla luce di tali comportamenti, la magistrato inquirente aveva chiesto la detenzione a domiciliari. Accordata dal giudice, invece, «solo» la misura dell’applicazione del braccialetto elettronico.
La dipendente Asl, difesa dagli avvocati Giuseppe e Gabriele Presicce, prima dell’eventuale richiesta di rinvio a giudizio, potrà chiedere di essere interrogata cercando di difendersi dalle accuse.