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Cavallari, dopo 27 anni cancellata la mafia: ok Corte d'Appello Lecce a revisione patteggiamento

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Cavallari, dopo 27 anni cancellata la mafia

La condanna scende a 1 anno e 6 mesi. Il Re Mida della sanità privata pugliese degli anni Ottanta e Novanta è morto nel gennaio 2021 a Santo Domingo dove viveva ormai «in esilio»

Giovedì 17 Novembre 2022, 09:32

15:09

LECCE - Non saprà mai che il «marchio» di mafioso, che negli ultimi decenni di vita lo ha accompagnato e che lui ha sempre negato, alla fine è stato cancellato. Per Francesco Cavallari, «Cicci», il Re Mida della sanità privata pugliese degli anni Ottanta e Novanta, morto nel gennaio 2021 a Santo Domingo dove viveva ormai «in esilio», il riscatto arriva a 27 anni dal patteggiamento - era il 1995 - a 22 mesi di reclusione per associazione mafiosa, tentata estorsione mafiosa, falso in bilancio e corruzione. Con conseguente confisca del patrimonio, per 350 miliari di lire, derivata proprio dal reato di mafia.
Ieri la Corte d’appello di Lecce (presidente Ottaviano) ha accolto la richiesta-bis di revisione del processo presentata dai figli Daniela e Alceste, e ha cancellato l’accusa più infamante, quella di associazione mafiosa. La condanna resta per tutti gli altri reati (tra cui una tentata estorsione ai danni del costruttore Quistelli) ed è stata rideterminata in un anno e sei mesi di reclusione «postumi».

Per la prima volta in questa lunga e travagliata vicenda giudiziaria, tra le pagine più importanti e complesse della storia - non soltanto giudiziaria - barese, che ha cambiato per certi versi il volto della città, la Procura generale di Lecce aveva dato parere favorevole alla revisione del processo (rigettata nel 2016), almeno con riferimento all’accusa di associazione mafiosa. La Procura generale si è invece opposta alle ulteriori richieste dei difensori, relative all’aggravante mafiosa contestata nel reato di tentata estorsione e all’accusa stessa di aver tentato di costringere l’allora proprietario di Villa Anthea a cedergli le quote, organizzando l’occupazione della clinica con un gruppo di manifestanti.

L’accoglimento della richiesta delle difese - Alceste assistito dagli avvocati Valeria Volpicella (studio Lerario) e Mario Malcangi, Daniela assistita da Gaetano Sassanelli e Vittorio Manes - ha riscritto parte delle storia. «Cicci» Cavallari, infatti, è l’unico degli imputati coinvolti nell’operazione «Speranza», sul mai provato intreccio tra mafia, affari e politica nella gestione delle Ccr, ad aver ricevuto una condanna per associazione mafiosa. Nel corso gli anni tutti gli altri imputati sono stati assolti. Ultimi, nel maggio 2021, l’ex manager barese delle Ccr, Paolo Biallo, cognato di Cavallari (deceduto nel dicembre 2019) e il boss barese Savino Parisi. Da qui la richiesta di revoca dell’applicazione della pena per Cavallari per mafia.

Ciò che ha mosso davvero la battaglia dei figli (negli ultimi tempi è tornato a Bari anche il fratello Marco) è anzitutto la volontà di restituire al padre la dignità, sia pure postuma. «La formula assolutoria “perché il fatto non sussiste” con cui si è concluso il giudizio di ciascun imputato - si legge in una delle memorie difensive - , ha cristallizzato il dato per cui un’associazione non fosse mai stata costituita, nonché quello per cui, nell’ambito delle Ccr, non fosse ravvisabile un patto, un vincolo o una dimensione che anche solo implicitamente potesse assumere i caratteri della mafiosità». «Leggeremo le motivazioni della sentenza - dice l’avvocato Malcangi - e valuteremo se presentare ricorso in Cassazione». Anche perché questo potrebbe aprire anche la battaglia per la restituzione del tesoro dell’ex re della sanità privata barese.

La dichiarazione dell'avvocato Sassanelli

«Un sistema giudiziario che sovverte il principio dell'innocenza è un sistema che si condanna all’infamia. Come difensori oggi c’è molto poco di cui esser contenti perché si è certificata la più grossa ingiustizia consumata nel nostro distretto di corte di appello, senza che la vittima di questa ingiustizia abbia potuto assistere al suo riscatto. Il Dr. Cavallari è stato lasciato morire in esilio come il peggiore dei mafiosi ed oggi invece è stato finalmente ufficializzato quel che in realtà tutti sapevano e cioè che mafioso non lo è mai stato. Se quella è stata l’operazione speranza questa è stata l’operazione verità».

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