TAVIANO - Piccoli regali o inviti a mangiare una pizza per poi soddisfare le sue morbose attenzioni nei confronti di diversi ragazzini.
Ora è definitiva la condanna a dieci anni di carcere per Antonio Scala, 71enne di Taviano, che fu arrestato più di due anni fa con le accuse di violenza sessuale continuata e aggravata e pornografia minorile.
Stando a quanto sarebbe emerso dalle indagini, il pensionato avrebbe violentato cinque ragazzini: il più grande aveva appena 14 anni. L’avvocato Carlo Portaccio, che difendeva il pedofilo, non ha presentato ricorso in Cassazione. Così, ora la condanna è diventata definitiva. Il 71enne non si trova più in carcere da tempo. È ristretto ai domiciliari in una struttura, dove presumibilmente sconterà tutta la pena. Non vi erano le esigenze, insomma per il ricorso alla suprema corte.
Era l’aprile del 2019 quando il padre di una delle vittime sorprese l’anziano mentre abusava di un ragazzino in un casolare alla periferia di Taviano. Il pedofilo, in quella circostanza, si giustificò spiegando che voleva far vedere come ci si «comporta» con le donne, simulando un approccio di natura sessuale.
Il genitore si presentò subito in caserma dopo aver appreso che il figlio minorenne, insieme ad altri coetanei, aveva frequentato l’anziano. A quel punto sono cominciate le indagini. Non è stato un lavoro facile quello degli investigatori. Il pedofilo raggruppava i ragazzini adescandoli con il pretesto di fumare una sigaretta o mangiare una pizza. In altre circostanze offriva piccoli regali. I genitori dei ragazzini si sono costituiti parte civile con gli avvocati Letizia Di Mattina, Angelo Valente, Rocco Caputo e Paola Cornacchia. Purtroppo, il processo è stato un vero calvario per le piccole vittime e per i loro genitori. Sono emersi particolari davvero raccapriccianti su ciò che avveniva durante gli incontri in quel casolare.
Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno lavorato anche su supporti informatici che, di fatto, si sono rivelati fondamentali per ricostruire gli incontri e accertare l’esistenza di materiale pedopornografico. Sulla base della perizia curata dall’ingegnere informatico Silverio Greco la pm Stefania Mininni chiese ed ottenne dalla gip Giulia Proto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la gravità dei fatti e per la sua la pericolosità sociale oltre che per il rischio di reiterazione del reato.
Scala è la stessa persona che dopo la scomparsa del piccolo Mauro Romano si presentò alla famiglia chiedendo trenta milioni di lire per fornire informazioni sul bambino di Racale, il cui corpo non è mai stato ritrovato dal 21 giugno del 1977. Fu accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere, ma la sua posizione è stata archiviata.