SPECCHIA - «Un inferno che la mente umana fa fatica anche soltanto a immaginare. Uno scenario di guerra che gronda morte e distruzione». È ancora sconvolto l’onorevole ed ex sindaco di Specchia, Antonio Lia, a due giorni dall’esplosione che nella zona del porto di Beirut ha causato quasi 150 morti, oltre 5mila feriti e messo in ginocchio una grossa parte della capitale del Libano. Lia si trova già da qualche giorno nel Paese dei cedri dove da oltre un anno viva la figlia Veronica, rimasta ferita assieme al fidanzato libanese. «Sono arrivato per festeggiare il loro fidanzamento ufficiale. Al momento della tragedia - continua Lia - loro erano all’interno di un negozio nel quartiere portuale. Dopo una prima esplosione, Veronica è uscita per strada rimanendo colpita dai detriti, così come il suo ragazzo. È svenuta e al suo risveglio si è ritrovata accanto a persone morte e a gente mutilata - dice ancora l’ex primo cittadino di Specchia - ma fortunatamente in vita».
Ricoverati in un ospedale della città, i due hanno riportato fortunatamente ferite serie ma non gravi. «Veronica è stata medicata e già nella giornata di mercoledì è tornata a casa, pur essendo ancora molto sconvolta dall’accaduto. Il fidanzato ha avuto una guaio più profondo alla mano e un trauma cranico - dice a proposito del genero Lia - ma dovrebbe essere dimesso oggi (ieri, ndr.)».
L’onorevole salentino era fisicamente lontano dall’area colpita dalla tragedia al momento dello scoppio, ma l’ha raggiunta poco dopo e sottolinea: «Qualcosa di tragicamente assurdo. Interi edifici venuti giù, morti e feriti, intere aree rase al suolo. È come se fosse esplosa una bomba atomica». Una Beirut sconvolta e dilaniata dal dolore, ma che cerca già di rimettersi in piedi: «È ammirevole la voglia di rialzarsi di questa gente. I soccorritori stanno svolgendo un lavoro encomiabile e senza soste, tanta gente comune partecipa - rimarca - alla rimozione delle macerie e dei detriti. Quello libanese è un popolo straordinario, speriamo che il Libano, già colpito da una pesantissima crisi economica, sia aiutato dalla comunità internazionale».
L’onorevole di Specchia rammenta come le autorità libanesi non abbiano ancora comunicato nulla di ufficiale rispetto alle cause del disastro, mentre i «si dice» parlano di una nave carica di armi e ferma nel porto e non soltanto di una grande quantità di nitrato d’ammonio che avrebbe preso fuoco. «Ci sono diversi connazionali coinvolti nell’incidente - conclude Antonio Lia - ma il silenzio della politica e della diplomazia italiana è assordante e non rende onore a un grande Paese come l’Italia».