LECCE - Per gli inquirenti, il suo ruolo è quello di prestanome di un esponente della malavita barese, anche se alla fine sfuma l’acquisto della casa che avrebbe dovuto intestarsi. Per questo, un noto imprenditore leccese è stato iscritto nel registro degli indagati nell’ambito della maxi inchiesta su clan e scommesse online. Cesario Nuzzo, 69 anni, originario di Santa Cesarea Terme, attivo nel settore del global service, delle pulizie e dell’edilizia, risponde di concorso in tentato trasferimento fraudolento di valori.
Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Bari Giovanni Anglana, Nuzzo compare, appunto, in qualità di presunto prestanome di Vito Martiradonna, Vitino l’Enél, quest’ultimo considerato dalla Procura il cassiere del clan Capriati e a capo dell’organizzazione che avrebbe agito sul fronte barese delle scommesse, il leader indiscusso che gestiva il business miliardario alimentato con operazioni trasnazionali tra Italia, Malta, Romania, Curacao e le Isole Vergini. Vito Martiradonna è tra le 68 persone che ieri, in tutta Italia, sono state destinatarie di ordinanze di custodia cautelare. È finito in carcere con i tre figli, ritenuti i responsabili del marchio ParadiseBet, ex sponsor del Bari Calcio. Sarebbe stato lui a occuparsi, tra l’altro, del «reimpiego dei profitti illeciti e dei rapporti con la polizia giudiziaria e con i servizi segreti per ottenere informazioni sulle indagini» e di nutrire anche in questo modo la nuova mafia dell’azzardo, che ha bisogno di «quelli che cliccano, che movimentano» i soldi e non di quelli che fanno «bam bam», cioè di quelli che sparano.
In tutto questo, qual è il ruolo di Cesario Nuzzo? Secondo le accuse degli inquirenti, si sarebbe messo a disposizione di Vitino l’Enél in virtù di rapporti considerati «datati» e a causa di debiti che avrebbe avuto nei suoi confronti. A causa di quelle «cambiali», scrive il gip, Nuzzo «probabilmente era stato ritenuto il soggetto più idoneo a fare il prestanome per la nuova abitazione» dei Martiradonna, un’abitazione che avrebbero voluto acquistare dopo la confisca della precedente, tra l’altro venduta al figlio di Vitino l’Enél dalla figlia di Nuzzo, nel 2008. Nel febbraio 2016, l’imprenditore leccese ha effettivamente stipulato il contratto preliminare di vendita con la Edil Team srl per un appartamento da 150mila euro nel “Palazzo Altavista” che si stava realizzando a Bari.
Al preliminare di acquisto, tuttavia, non è seguito il rogito, perché, stando alla ricostruzione della Procura di Bari, Martiradonna aveva nel frattempo subito una perquisizione in cui gli si contestava il delitto di trasferimento fraudolento di beni. Come emerso da intercettazioni, temeva che l’attività giudiziaria potesse svelare la reale situazione relativa all’acquisto della nuova casa e quindi subire l’ennesimo sequestro. Ecco perché l’accusa è di “tentato” trasferimento fraudolento di valori.