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E il Vaticano boccia Sturzo

 
Annabella De Robertis

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Annabella De Robertis

E il Vaticano boccia Sturzo

Giovedì 24 Febbraio 2022, 11:44

Il «prete di Caltagirone», come viene definito dal direttore del «Corriere» Azzarita, altri non è che Luigi Sturzo: tre anni prima ha fondato il Partito popolare italiano e adesso, dopo il successo alle elezioni del 1921 e la partecipazione al governo, deve scontrarsi con l’ostilità della classe dirigente liberale. Il veto imposto da Sturzo, infatti, al nome di Giolitti per la formazione del nuovo governo, dopo le dimissioni del presidente del Consiglio Bonomi, ha bloccato le consultazioni in corso tra il Re e le varie forze politiche. A complicare ulteriormente la situazione vi è la dichiarazione del Vaticano, che ufficialmente prende le distanze dall’atteggiamento del leader del Partito popolare. A causa delle sue assurde «pretese dittatoriali» - scrive Azzarita - persino tra i suoi sodali Sturzo comincia ad essere considerato «come un elemento pericoloso».

Il corsivo della seconda pagina a firma «inch.» riporta, con la consueta pungente e sofisticata ironia, una notizia di politica locale: i fascisti baresi hanno inviato all’onorevole Mussolini un telegramma di entusiastico ringraziamento, «vibrante di fede e di fierezza», per l’opera che in questi giorni di crisi parlamentare va svolgendo sia nella Camera, sia con gli articoli che scrive sul «Popolo d’Italia». Mussolini è, nel febbraio 1922, il duce del Partito nazionale fascista - costituitosi nel 1921, a due anni dalla nascita del Movimento dei fasci di combattimento - che esprime in Parlamento ben 35 deputati. L’ironico commentatore del «Corriere delle Puglie» non manca di notare quanto superati siano ormai i vecchi partiti: «Che diamine siete sordi? Ritiratevi e date il posto a coloro i quali sono convinti che il gran rimedio per guarire tutti i mali sta precisamente nel chiudere gli occhi e nel lanciarsi nell’agone. [...] Attenzione, però, perché c’è sempre pericolo che la barca, a furia di essere spinta con gli occhi chiusi vada a finire contro qualche scoglio...».

Da più di venti anni l’amministrazione comunale di Bovino si affanna per ottenere un collegamento telefonico e telegrafico tra Bovino e il suo scalo ferroviario. La pratica - si denuncia nelle colonne dedicate alla cronaca dalla provincia di Foggia - non è mai stata opportunamente seguita dall’Amministrazione delle Ferrovie e la Direzione delle Poste e, così, «qui si dispongono degli stessi mezzi di cui potevano disporre i primi discendenti di nostro padre Adamo».

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