Che cos’è oggi il Pd?»: a questa domanda ha dedicato un approfondito saggio per Laterza (intitolato «Quale Pd») il giornalista David Allegranti, provando a cogliere l’evoluzione in atto tra il tracollo registrato alle politiche dal partito guidato da Enrico Letta e il nuovo corso segnato dall’elezione di Elly Schlein con le primarie del febbraio scorso. Oltre lo stereotipo del partito post-fascista al governo va la rivista di cultura politica «Trasgressioni» (numero 70, ordinabile con mail a mtdiorama@gmail.com) con un focus su Fratelli d’Italia fondato sulle ricerche del direttore, al’accademico dell’Università di Firenze Marco Tarchi e la studiosa Alice Santaniello. I due volumi, di fatto, si configurano come due strumenti avanzati per comprendere a fondo le ragioni e le dinamiche di due soggetti politici che saranno il pilastro di maggioranza e opposizione per questa legislatura.
Il saggio di Allegranti, un vero viaggio nell’arcipelago dem costruito con decine di testimonianze dirette di maggiorenti del partito, mostra lucidamente come resti irrisolto il problema dell’identità della formazione politica, ancora una volta ondeggiante tra richiami a formule «radical» tipiche della sinistra d’oltreoceano, con rilevante appeal tra giovani e borghesia cosmopolita metropolitana e i richiami di una tradizione postcomunista che invece rivendica un ancoraggio con i territori tradizionali del lavoro, del sindacato e del welfare. Le ruggini sono antiche e mai affrontate fino in fondo. Non a caso nel volume è riportata una considerazione amara di Matteo Orfini, già leader dei Giovani turchi: «Nel Pd c’è un problema di fondo: abbiamo un modo tossico di discutere tra noi. Dopo ogni ciclo politico demonizziamo completamente il ciclo precedente, condannandolo alla damnatio memoriae. Ma in questo modo il Pd non dà una grande immagine di sé. L’unità si costruisce sul racconto condiviso della propria storia». E in direzione di una analisi franca e puntuale delle posizioni che i dem hanno assunto e poi cambiato in questi mesi va proprio l’approfondimento di Allegranti, che consente di ritrovare dettagli della mancata alleanza con Conte e delle ritrosie nel riconoscere legittimità alla base riformista del Pd, ponte dell’area con partite Iva e mondo produttivo.
Fratelli d’Italia per Marco Tarchi è un «nuovo oggetto di studio», perché la vittoria alle politiche del settembre scorso ha determinato «una improvvisa uscita della marginalità» della comunità politica guidata da Giorgia Meloni. Lo studioso toscano chiarisce con forza, anche rispetto a semplificazioni legate ad una scarsa conoscenza del mondo delle destre da parte della politologia anglosassone (e in parte riprese nelle analisi di Piero Ignazi), che Fdi non è riconducibile alla destra radicale e che anche l’inclusione tra le forze populiste «suscita non pochi dubbi». Da qui la definizione di «partito afascista», nell’ambito di una destra conservatrice e nazionale che però si gioca il futuro nel dare risposte identitarie alla richiesta della sua base elettorale di risposte chiare all’emergenza dell’immigrazione senza regole.