Pace, diritti, legalità, ambiente. Sono queste le quattro direttrici lungo le quali rimettere al centro il lavoro, quel «lavoro che crea il futuro». Non si tratta solo di una filosofia di vita per la Flai Cgil Puglia, ma dell'azione attraverso la quale trarre il meglio da una congiuntura sfavorevole e cercare di trasformare questi ostacoli in opportunità.
«Promuovere il lavoro etico e il lavoro “sano”, la cultura della legalità e dei diritti di chi lavora, soprattutto in situazioni di rischio e di sotto tutela, è un importante tema che va affrontato concretamente da tutti», ammonisce il segretario generale della Flai Cgil Puglia Antonio Gagliardi.
Il riferimento, vale per tutti i settori, ed in particolare per il mondo dell'agricoltura e della pesca, comparti fondamentali per l'economia del Paese e della regione Puglia.
Perché «No alla guerra» e «Sì alla pace?».
«Perché al di là del fatto che vivere in pace è un diritto, al di là della deprecabile invasione della Russia nei confronti del territorio ucraino di cui chiediamo la fine, la guerra sta creando nuove disuguaglianze e nuove povertà anche nel nostro Paese. La guerra tra Russia e Ucraina sta favorendo bolle speculative sulle materie prime, ivi comprese quelle agricole. Inoltre la Legge di Bilancio appena approvata non dà risposte adeguate in tema di inflazione e dell'impoverimento di pensioni e salari, di precarietà, anche per questo abbiamo scioperato il 14 dicembre a Bari».
Al contrario di quanto chiedete, la risposta va nella direzione opposta, cioè la destrutturazione del lavoro.
«Tra le varie novità contenute nella Legge di Bilancio, il governo Meloni dopo cinque anni ha introdotto i buoni lavoro per i lavoratori del comparto Ho.Re.Ca e cura alla persona, mentre non saranno generalizzati per il settore agricolo. Al loro posto la manovra prevede il nuovo contratto di lavoro occasionale a tempo determinato. Sebbene si tratti di una misura sperimentale valida per i prossimi 24 mesi, la Flai ribadisce la totale contrarietà all’uso di tale formula. Essa si conferma un provvedimento che estende la precarietà, venendo meno i limiti economici attualmente previsti per il lavoro occasionale e allarga la possibilità di utilizzare il lavoro accessorio a tutte le imprese del settore primario favorendo lo sfruttamento e il caporalato».
E proprio nella lotta al caporalato, alla precarietà e al sotto salario si incentrano tante battaglie della Flai.
«Da Foggia a Lecce, da Bari a Taranto, dalla Bat a Brindisi, tante sono le costituzioni di parte civile della Flai e della Cgil nei processi che vedono alla sbarra imprenditori e caporali autori di indicibili pratiche persecutorie, in violazione dell’art. 603-bis e, più in generale, della Legge 199 del 2016. Le cronache di tanti media raccontano di continuo le forme di sfruttamento estremo diffuse fra gli stagionali italiani e migranti stranieri, questi ultimi ricattati e alloggiati in baraccopoli e quartieri-ghetto delle nostre città. Proprio i ghetti, che molti attori istituzionali ingentiliscono appellandoli “insediamenti informali”, vanno raccontati per quello che sono, cioè degli inferni. Apprezziamo che il Ministero del Lavoro, con l’allora Ministro Orlando, abbia deciso di finanziare con fondi del PNRR, 200 milioni di euro rivolti al superamento dei “ghetti”».
Tanti i fondi per la Puglia, ma...
«Di queste risorse, ben 114 milioni sono stati destinati a 12 comuni della Puglia: circa il 60% in Capitanata, dove risulta particolarmente grave la presenza di tali luoghi, terra di nessuno, “proprietà” di caporali e sfruttatori. Nonostante ciò, lascia sbigottiti la faciloneria con cui alcuni sindaci dei comuni destinatari hanno deciso di rinunciare alle ingenti risorse di scopo. In particolare l’amministrazione di Turi, in provincia di Bari, destinataria di 4,8 milioni di euro utili per intervenire definitivamente sul tema dell’accoglienza dignitosa dei lavoratori agricoli stranieri stagionali impegnati soprattutto nella campagna delle ciliegie. Continueremo a lottare per il superamento dei ghetti in tutta la Puglia, non accetteremo alibi. Basta con realtà scandalose come Borgo Mezzanone (Manfredonia), o il Gran ghetto (San Severo) e via dicendo».
A tutto ciò si aggiunge un forte impegno per il lavoro sicuro e il lavoro «sano».
«Un Paese civile, quel è il nostro, deve adoperarsi senza limiti di risorse economiche ed umane per scongiurare morti e infortuni sul lavoro. Spesso viene dimostrato che tali eventi, nella gran parte dei casi, si possono evitare semplicemente applicando le norme esistenti in materia di tutela del lavoro. Inoltre, la Flai Puglia sostiene convintamente l’azione della Flai nazionale nel richiedere, per il settore della Pesca, l’applicazione delle norme su salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, un regime di ammortizzatori sociali strutturali, un adeguato sistema di riconoscimento delle malattie professionali e del danno correlato da parte delle Istituzioni preposte, alla pari degli altri settori produttivi del Paese».
C'è la richiesta forte di rilanciare il sistema agricolo pugliese, come?
«Le produzioni agricole, vanno sostenute e difese dalle calamità naturali. Ogni anno il problema delle avversità meteo-climatiche e delle catastrofi naturali è sempre più preoccupante. In Puglia e nel Salento, in particolare, la batteriosi da Xylella Fastidiosa è una emergenza che dal 2013 ha interessato una superficie di 780 mila ettari, con circa 21 milioni gli alberi colpiti dalla “peste dell’ulivo”, di cui 250 mila classificati “monumentali”. Negli ultimi 5 anni, si è determinata la perdita di almeno 5 mila addetti e circa 1 milione e 200 mila giornate di lavoro, senza contare gli effetti su uno dei paesaggi agricoli più incantevoli del Mediterraneo. Riteniamo fondamentali le risorse destinate alla Politica Agricola Comune (Pac), nella programmazione 2023- 2027 è necessario che tra i fattori di cui si compone il valore del nostro Made in Italy, rientri a pieno titolo la qualità del lavoro da sostanziare con la Condizionalità sociale, anche ai fini della concessione dei contributi».