Difende la Manovra e rivendica il ruolo di «forza responsabile» assunto da Forza Italia durante le settimane di contrattazione. E, poi, rilancia sul Mezzogiorno: «Quelle sui fondi stornati sono accuse infondate, al Sud non abbiamo tolto nemmeno un centesimo». È un ragionamento a tutto tondo quello di Dario Damiani - parlamentare barlettano di Forza Italia e relatore della Manovra al Senato - che riattraversa i principali provvedimenti della Finanziaria.
Senatore Damiani cominciamo dall’inizio: qual è il «senso», cioè il principio ispiratore, di questa Legge di Bilancio?
«Non è una Manovra una tantum fatta dal solito governo traballante che dura un anno. Piuttosto è una Manovra all’interno di un percorso politico che ha il respiro di una legislatura. Va inquadrata in questo discorso».
È per questo che ci sono pochi soldi?
«Non direi. Con l’aggiunta degli ulteriori 3,5 miliardi siamo arrivati a un totale di 22. Non è una Manovra di poco conto. Curiosamente, la sinistra, che ci ha sempre attaccati per l’eccessivo debito, ci attacca questa volta per l’attenzione al bilancio. Un paradosso. La verità è che usciamo con un anno di anticipo dalla procedura di infrazione per il debito pubblico, liberando risorse per il prossimo anno».
Entriamo nel merito: quali sono i punti di forza della Finanziaria?
«Sicuramente la questione fiscale. Avevamo già ridotto le aliquote Irpef da quattro a tre e ora la seconda cala dal 35% al 33% favorendo il ceto medio. Questo vuol dire ragionare in prospettiva. Un impegno che da solo vale tre miliardi di euro. Poi abbiamo messo soldi per i rinnovi dei contratti, cosa che non si faceva da anni: una misura da combinare con il contenimento dell’inflazione che nel 2022 era all’8% mentre oggi è calata all’1,7%. E con l’ultimo maxiemendamento abbiamo reperito gli ulteriori 4 miliardi da destinare alle imprese».
Come avete gestito quel «tesoretto»?
«Li abbiamo messi su transizione 4.0 e 5.0. Nonché sulla Zes unica che per il Mezzogiorno è vitale. Non casualmente in questa fase il Sud ha un livello di marcia superiore a quello del Nord. Quante aziende stanno investendo oggi nelle nostre latitudini? La controprova è questa».
Ecco, il Mezzogiorno. La sinistra vi accusa di aver saccheggiato i fondi destinati al Sud per far quadrare i conti della Manovra. Dai 500 milioni in tre anni dai fondi Sviluppo e Coesione ai tagli ai ministeri e quindi alle relative opere. È stato penalizzato il Meridione?
«Assolutamente no. Sono polemiche che riguardano fondi che gestiamo all’interno di una programmazione più ampia. Mi spiego: se sei costretto ad allungare i tempi di realizzazione di un’opera e a riprogrammarla vuol dire che ci sono dei fondi che quest’anno non utilizzi più e puoi destinare ad altro. Ma non sono soppressi, non vuol dire che l’opera non si farà».
Dalla teoria alla pratica: può fare un esempio concreto?
«Il caso di scuola, cioè il Ponte sullo Stretto di Messina. Le obiezioni della Corte dei Conti hanno fermato l’opera? D’accordo. Allora noi utilizziamo quelle risorse, oggi bloccate, per altre questioni mentre i soldi destinati al Ponte vengono riprogrammati, non perduti».
La morale della favola?
«Conti alla mano al Mezzogiorno non è stato tolto nulla, neanche un centesimo».
Capitolo Sanità con altra polemica sui soldi che non bastano.
«Con questa Manovra abbiamo messo altri tre miliardi sulla sanità, arrivando a un totale di 152 miliardi. Non si era mai fatto nulla di simile negli anni precedenti. Quindi anche quella sulla sanità è un’altra bufala. Poi, certo, quelle risorse devono essere utilizzate bene dalla Regioni. Ma la nostra parte l’abbiamo fatta a pieno. Sono dati oggettivi».
C’è invece qualcosa che avreste voluto fare, come Forza Italia, ma alla fine non è stato inserita in Manovra?
«Abbiamo rivolto la nostra attenzione alle famiglie e alle imprese. Ma anche alle forze dell’ordine trovando le risorse per il pagamento degli straordinari e istituendo un fondo da 40 milioni di euro per la previdenza a loro dedicata. Ma arrivo al punto: rivendichiamo con orgoglio la proroga del bonus 50% sulla ristrutturazione della prima casa, è un’ottima notizia, ma noi avremmo voluto già garantirlo anche per il 2027, consentendo a tutti i soggetti interessati, a cominciare dalle imprese, di poter fare programmazione fin d’ora con il respiro di un biennio».
E non ci siete riusciti?
«Sarebbe stata un’operazione parecchio onerosa. Siamo una forza responsabile e al momento ci siamo impegnati a blindare il 2026. Ma vedremo come andrà il prossimo anno».
Chiudiamo sulla politica. La trattativa per la composizione definitiva della Manovra ha cementato la maggioranza o ne ha aumentato le crepe interne?
«Nessuna crepa, c’è stato un confronto aperto e costruttivo. Forza Italia, ripeto, ha giocato una partita equilibrata, di mediazione, ma difendendo con forza le proprie priorità. La Legge di Bilancio va nella direzione giusta».















