BARI - Dopo un lungo dibattito, il Consiglio regionale pugliese ha approvato con 26 voti (maggioranza di centrosinistra e due della Lega) una mozione che «impegna il presidente della Giunta» Michele Emiliano, «alla luce dell’incontro convocato» il 17 novembre «a Roma dal ministro Urso, a chiedere al governo l’adozione di tempestivi provvedimenti per il rientro delle 145 imprese nel sistema dell’indotto ex-Ilva». Inoltre la mozione chiede di «incentivare e rafforzare, con ulteriori iniziative e con certezze finanziarie, i processi di riconversione tecnologica mirati alla chiusura delle fonti inquinanti dell’ex-Ilva, per garantire la tutela dell’ambiente, della salute e l’avvio della produzione dell’acciaio pulito».
La mozione era stata sottoscritta da tutti i capigruppo, maggioranza e opposizione, ma poi il centrodestra ha deciso di non votare. Presenti soltanto due esponenti della Lega. Fratelli d’Italia ha protestato per l’assenza del governatore Michele Emiliano.
La mozione sull'ex Ilva approvata dal Consiglio regionale è stata arricchita dall’emendamento presentato dal consigliere del Pd Fabiano Amati che prevede che "la concessione di ogni contributo pubblico a titolo di ricapitalizzazione, o per qualsiasi altro titolo finalizzato ad assicurare le necessità produttive dello stabilimento» sia subordinato «al versamento - da parte del socio privato - di una somma corrispondente e proporzionata alla percentuale di capitale detenuto; o, in alternativa, assumere ogni iniziativa normativa, amministrativa o societaria per attribuire al socio pubblico i poteri di gestione della società conduttrice dello stabilimento, nelle more della definizione di un nuovo assetto fondato sulla partecipazione maggioritaria o totalitaria di altro socio privato». «Sulla vertenza ex Ilva - commenta Amati - non possiamo accettare ricatti, perché se sono solo i cittadini a mettere i soldi per assicurare la produzione è opportuno che sia lo Stato a gestire la fabbrica e non il socio privato ArcelorMittal. E se, invece, il socio privato volesse continuare a comandare, si convinca a versare in proporzione con la quota sociale detenuta, le stesse somme che chiede allo Stato. È questo il senso della mia proposta di modifica alla mozione, approvata dal Consiglio regionale e resa quindi posizione ufficiale della Regione Puglia».
«Emiliano è stato pochi minuti» in Consiglio durante la discussione della mozione ex Ilva «e se ne è andato, francamente cronometrando è sicuramente stato più a mensa che seduto in aula. Un comportamento irrispettoso dell’intero Consiglio, ancora più irrispettoso perché mentre noi lo attendevamo lui rilasciava una dichiarazione video alla stampa». E’ quanto lamenta il gruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio regionale pugliese. «A Emiliano - aggiungono da Fdi - è evidente che gli interessa sempre e comunque stare sotto i riflettori, piuttosto che venire in aula quanto meno a lavorare. E, invece, è ormai l’eterno assente che continua a giocare sulla pelle dei tarantini, giocando sempre tutte le parti in commedia e cambiando versione a seconda dell’interlocutore e soprattutto del governo».
Il commento di Caracciolo
«Nonostante l’avessero sottoscritta, i colleghi del centrodestra ci ripensano e non votano la mozione sull'Ilva di Taranto». È questo il commento del capogruppo del Pd in Consiglio regionale pugliese, Filippo Caracciolo, all’esito della votazione della mozione su Acciaierie d’Italia. "Di fronte ad un problema così grave - ha continuato Caracciolo - che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di oltre 140 aziende dell’indotto Ilva e oltre 2.000 lavoratori, abbiamo lavorato per la redazione di un documento unitario che mettesse la Regione Puglia in una posizione di serietà nei confronti dell’Inter locuzione con il governo. "Inspiegabilmente - ha concluso Caracciolo - al momento della votazione il centro destra ci ha ripensato, lasciando la maggioranza da sola a sostenere aziende e lavoratori».
Le parole di Galante
«Con la mozione» sull'ex Ilva "impegniamo la Giunta a far sentire la voce dei pugliesi a Roma nell’incontro fissato per il prossimo giovedì per dire in maniera forte che Taranto non può più subire il ricatto della grande industria tra salute e lavoro». Lo dichiara il capogruppo del M5S Marco Galante. «Non possiamo permettere - aggiunge - che Acciaierie d’Italia decida di sospendere unilateralmente il rapporto con 145 imprese dell’indotto, con una perdita di migliaia di posti di lavoro. Serve rispetto per la città di Taranto e per l’intero territorio che ha subito danni pesantissimi dal punto di vista sociale, economico, ambientale e sanitario. Da parte nostra, andando anche oltre la mozione, torniamo a chiedere, come fatto nei giorni scorsi dai parlamentari, che il miliardo di euro a disposizione serva per la sottoscrizione dell’accordo di programma, sul modello di quello già fatto per Genova».