Martedì 09 Settembre 2025 | 08:22

Dal Lago, il sociologo che frequentava la realtà senza pregiudizi

 
Michele De Feudis

Reporter:

Michele De Feudis

Dal Lago, il sociologo che frequentava la realtà senza pregiudizi

Alessandro Del Lago, sociologo romano scomparso sabato

La scomparsa dell'intellettuale che dai conflitti alle arti marziali raccontava il presente

Lunedì 28 Marzo 2022, 12:13

«Dylan Hazan lotta per la tua città». Uno striscione con questo testo è comparso nella curva degli ultras del Bari durante la recente sfida con la Juve Stabia. Chi è Hazan? Il nome non dice nulla a molti, ma è un fighter, un campione italiano di Mma (Mixed martial arts), originario della città di San Nicola, seguitissimo sui social. Una finestra su questo mondo la si deve ad Alessandro Del Lago, sociologo romano scomparso sabato, che aveva dedicato al fenomeno dei combattimenti, forgiati su un incrocio tra karatè, pugilato, boxe thailandese, judo, jujitsu, capoeira e altre arti, il saggio per il Mulino Sangue sull’ottagono. Si tratta di un libro ibrido, che l’accademico ha dedicato ad una disciplina dalle dimensioni immense: le Mma sono al terzo posto nella classifica degli sport più popolari al mondo secondo Forbes, dopo il calcio e il basket, e hanno circa 450 milioni di tifosi o follower. Scrive Del Lago per perimetrare l’oggetto dell’indagine: «Si combatte per lo più in gabbie ottagonali, non si usano i guantoni completi della boxe, bensì guantoni che lasciano libere le dita e proteggono le nocche di chi colpisce, ma non il viso e il corpo di chi è colpito. Di fatto si lotta con le mani e i pugni, i piedi, le ginocchia e i gomiti: e quindi ferite, confusioni e tumefazioni sono all’ordine del giorno. I volti si lacerano, il sangue schizza e arrossa i corpi dei fighter e il tappeto». Una dimensione pulp di questa tensione emerge dal film cult «Fight club», mentre in Italia lo scrittore Antonio Franchini - che molte di queste arti le pratica - ha realizzato sul tema l’imperdibile libro-inchiesta «Gladiatori» (Mondadori).

Del Lago ha studiato questo arcipelago complesso e ultramoderno che salda palestre e incontri nei palazzetti con un moltiplicatore digitale di seguito per i combattimenti (tra i follower c’è anche la star Charlize Theron): grazie a documenti e metodo scientifico dalla sociologia salta all’antropologia, e dei fighter ne traccia un ritratto simile a quello che Demond Morris delinea sui tifosi degli stadi ne «La tribù del calcio», unendone la genealogia con l’amplificazione delle gesta nella società dello spettacolo globalizzata. Di fatto il suo lavoro si connette alle sensibilità del sociologo di strada Valerio Marchi, che come pochi seppe indagare (da sinistra) il cuore di tenebra del mondo delle tifoserie italiane e della galassia del movimentismo radicale.
La dipartita dello studioso romano lascia un innegabile vuoto nella cultura italiana: mancheranno non solo i suoi articoli su «Il manifesto», ma sarà anche più raro imbattersi in un metodo di analisi dell’attualità senza pregiudizi, nel tempo in cui la guerra diventa una trasposizione da divano di un videogame spara-tutto e anche la retorica antimafia si sublima in un esercizio di snobismo da radical-chic. Non a caso Del Lago non faceva sconti: demolì le semplificazioni anti-immigrati con il libro (tradotto anche in inglese) «Non-persone» (Feltrinelli) e fece a pezzi l’aspirazione al messianesimo di Roberto Saviano con «Eroi di carta. Il caso Gomorra e altre epopee», per manifestolibri, sostenendo che una certa costruzione letteraria e mediatica è in fondo «consolatoria e rassicurante» se si persegue l’alterazione del reale, sostituendo il «polemos» con ideologie surrettizie o contrapposizione morali.

Anche sul conflitto tra Ucraina e Russia invitava a vedere oltre «il polverone più che impenetrabile che si leva dal terreno», dribblando gli schemi precostituiti: «Ogni impero o parte di impero, attuale o potenziale - ha scritto nell’ultimo suo fondo sul Manifesto -, cercherà nel passato motivazioni e giustificazioni del proprio comportamento spaziale». Ecco di Del Lago resterà, per chi vorrà proseguirne l’opera di ricerca, un modello: quello dell’intellettuale che non si adagia sulle facili sceneggiature mainstream, ma sceglie la via in salita del contaminarsi con la realtà, oltre i dogmi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)