Sabato 06 Settembre 2025 | 06:34

La nostra battaglia contro la fuga di giovani dal Sud

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

La nostra battaglia contro la fuga di giovani dal Sud

Si tratta di un fenomeno di lungo corso in Italia, caratterizzato dall’emigrazione di molti giovani, soprattutto laureati e diplomati, dalle regioni meridionali verso quelle settentrionali o verso l’estero

Giovedì 02 Gennaio 2025, 12:00

Sono molti gli spunti forniti dal discorso di fine anno del presidente Mattarella. Tra i principali, c’è sicuramente quello riguardante la «fuga dei giovani dal Sud». Si tratta di un fenomeno di lungo corso in Italia, caratterizzato dall’emigrazione di molti giovani, soprattutto laureati e diplomati, dalle regioni meridionali verso quelle settentrionali o verso l’estero. Questo processo è legato a fattori economici, sociali e culturali che incidono sulla qualità della vita e sulle opportunità di sviluppo personale e professionale al Sud. L’aria che si respira nelle nostre città in questi giorni di festa, con i nostri giovani tornati dai loro luoghi di lavoro o studio non può lasciarci indifferenti.

Tra le cause principali della «fuga» ci sono la disoccupazione elevata (le regioni del Sud Italia registrano tassi di disoccupazione giovanile tra i più alti d’Europa); l’assenza di lavoro stabile che spinge molti giovani a cercare opportunità altrove; il carente sviluppo economico (l’assenza di un tessuto industriale forte e innovativo, unito a investimenti limitati in infrastrutture e ricerca, contribuisce a un’economia stagnante); lo scarso sostegno all’imprenditoria (le difficoltà burocratiche e la mancanza di accesso a finanziamenti penalizzano l'iniziativa imprenditoriale dei giovani); la carenza di servizi e infrastrutture (settori fondamentali come la sanità, l’istruzione e i trasporti sono spesso meno sviluppati rispetto al Nord, contribuendo a un senso di abbandono); l’influenza della criminalità organizzata (in alcune aree, la presenza di organizzazioni mafiose limita le possibilità di sviluppo economico e scoraggia investimenti esterni); infine, la percezione che le opportunità migliori si trovino altrove spinge molti giovani a lasciare il Sud per studiare o lavorare in regioni più sviluppate. Pesanti sono le conseguenze: la continua emigrazione dei giovani porta a un progressivo invecchiamento della popolazione nelle regioni del Sud; i giovani che emigrano spesso sono tra i più qualificati, riducendo il potenziale innovativo ed economico del territorio; il divario tra Nord e Sud si amplia ulteriormente, con il Nord che beneficia dell’arrivo di forza lavoro qualificata; l’allontanamento dei giovani crea problemi sociali e affettivi, con famiglie spesso divise.

Le soluzioni non mancano: occorre migliorare infrastrutture, servizi pubblici e sistemi di trasporto per rendere il Sud più attrattivo; favorire la creazione di nuove imprese attraverso agevolazioni fiscali e accesso facilitato al credito; investire nelle università e nella formazione per attrarre e trattenere talenti; rafforzare le istituzioni e la legalità per garantire un ambiente sicuro per gli investimenti; valorizzare le risorse del territorio, come il turismo, l’agroalimentare e le energie rinnovabili, per creare occupazione.

La Regione Puglia qualcosa ha già fatto con il piano #mareasinistra (denominazione sbagliata, giacché la Puglia ha il mare anche a destra) ma evidentemente non basta: occorre uno sforzo corale, senza distinzioni o primogeniture di sorta. La «fuga» c’è, provare a contrastarla sarà uno dei propositi della «Gazzetta» per il 2025.

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