«A volte mi fermano ancora per strada per ricordare quando mi arrampicai su per la rete di protezione dello Zaccheria: chissà che cosa mi passò per la mente. So solo che in quel momento vidi davanti a me quasi seimila baresi pazzi di gioia. E volevo abbracciarli tutti». Il Bari-Foggia di Nicola Ventola (attaccante, 45 presenze e 12 reti in biancorosso dal 1994 al ‘98) parte da qui. Anzi, per l’esattezza è un Foggia-Bari, andato in scena l’8 giugno 1997. Una sfida fondamentale per i biancorossi, lanciati in una storica rimonta che culminerà con una promozione in serie A impensabile fino a qualche giorno prima. Finì 1-1 un match che ha fatto persino «giurisprudenza» nel calcio per la decisione dell’arbitro Pierluigi Collina di invertire nuovamente il fronte di gioco per arrestare il fitto lancio di oggetti da parte della curva foggiana nei confronti del portiere biancorosso Alberto Fontana.
Stavolta, nel bene e nel male, il derby d’Apulia perderà la suggestione del pubblico. Ma non l’importanza del risultato: mercoledì prossimo, infatti, soltanto una tra le due sfidanti proseguirà la marcia nei playoff di serie C. «La posta in palio in effetti sarà altissima», prosegue Ventola. «E poi un derby è sempre una sfida che racchiude mille significati. Ecco perché quel giorno mi abbandonai a quell’esultanza un po’ matta: ricordo che poi caddi addosso ai miei compagni, ero andato su di oltre due metri».
Si può dire che è stato il gol più pesante con la maglia biancorossa?
«Di quel torneo sicuramente sì perché quel pareggio ci consentì di avere il destino nelle nostre mani e blindare la promozione battendo all’ultima giornata il Castel di Sangro. Ecco, diciamo che lo metto alla pari con la rete agli abruzzesi al turno successivo perché fu in un San Nicola fantastico e sbloccò il risultato (terminò 3-1 per i Galletti, ndc) dopo pochi secondi proiettandoci verso la serie A. Il gol al Foggia, però, è particolarmente caro perché si sviluppò su assist di Ingesson e con una mia azione tipica: un “taglio” in area, attaccando la profondità».
Bari-Foggia sarà l’avvio dei playoff per i biancorossi, che sensazione ha?
«È una sfida tosta, ma bisogna affrontarla con grande determinazione. Perché spero che per la mia squadra del cuore sia soltanto la prima tappa di un lungo cammino verso la serie B. Quindi, nervi saldi e soprattutto coraggio nelle proprie potenzialità. Perché sul piano tecnico, il Bari ha tutto per conquistare l’obiettivo».
La stagione regolare, però, ha riservato più di una sofferenza.
«È mancata la continuità dei risultati, si è vissuto troppo in un’altalena che ora va cancellata. La squadra è passata a periodi buoni ad altri di crisi, ma vincere aiuta a vincere. In tal senso, superare subito l’ostacolo di un match come il derby potrebbe sbloccare i ragazzi di Auteri anche mentalmente e creare una condizione psicologica migliore per i prossimi impegni. Ma ribadisco: la squadra possiede qualità ed individualità di primo piano. Non può essere considerata inferiore ad alcuna rivale».
Siamo a fine stagione: per arrivare in B occorrono nove gare in meno di un mese. È un’impresa possibile?
«Se analizziamo quanto è avvenuto nel calcio dalla sua ripresa post lockdown ad oggi, ormai giocare ogni tre giorni è una regola. Tra coppe, impegni infrasettimanali, recuperi, in ogni categoria si è assistito ad una corsa senza interruzioni. Il Bari ha avuto un paio di settimane che possono essere state preziose per rifinire la condizione e recuperare qualche giocatore da infortuni o da periodi di appannamento. È un cammino che si può affrontare, soprattutto perché la rosa biancorossa è ampia e si può tranquillamente procedere all’alternanza di qualche pedina. Ora è fondamentale pensare ad una tappa per volta, senza crearsi alibi o difficoltà insormontabili. Il Bari deve uscire assolutamente dalla serie C. Società, squadra, tifosi: tutti devono crederci con ogni energia».