Per le missioni complicate, serve lo specialista. E il Bari lo ha ingaggiato nel mercato di gennaio. Karim Laribi è uno dei massimi esperti in materia di promozioni. Ne ha conquistate ben tre, e sempre da protagonista, dalla serie B alla A: con il Sassuolo nel 2013, con il Bologna nel 2015 e con il Verona lo scorso anno. Non solo. Non si fa intimidire dalla modalità inerente il salto di categoria: a Sassuolo ha vinto il campionato da primo in classifica, ma nelle altre due circostanze l’ha spuntata passando dal tortuoso percorso dei play off. Forse nessuno avrebbe immaginato l’arrivo di un calibro di tal pregio in serie C. Perché Laribi è stato sempre considerato un lusso pure per la B.
A tutti gli effetti, si può considerare l’altro top player del Bari: status che condivide ovviamente con Mirco Antenucci. Vincenzo Vivarini lo ha utilizzato ininterrottamente dal suo arrivo: otto match in rapida successione nei quali il 28enne fantasista ha già lasciato ampie tracce del suo talento e delle enormi potenzialità ancora da esprimere. Due assist vincenti a Monopoli, altrettante reti (di gran fattura) realizzate contro Picerno e Ternana. Prima di lui, i biancorossi non avevano mai segnato su calcio di punizione, così come una sola era stata la marcatura con conclusioni dalla distanza. Ebbene, l’italo-tunisino (due presenze nella nazionale africana) ha cominciato a colmare tale lacuna. «Ammetto che non sia stato semplice accettare l’offerta del Bari», confessa Laribi. «A 28 anni scendere in C dove mancavo da inizio carriera e dopo aver conquistato la promozione in serie A appena sei mesi prima con il Verona ha comportato inevitabili riflessioni. Ma sono in una piazza fantastica e sono fiero di lottare per questi colori.
Peraltro, penso di essermi integrato bene in un gruppo molto competitivo. Avverto il rispetto dei compagni e do tutto me stesso nello spogliatoio: aiutando, spronando, a volte anche rompendo le scatole. Provo a trasmettere quanto è stato insegnato a me. Io credo fortemente in questa squadra. Ora è inutile fare previsioni: quando sarà il momento di tirare la linea, vedremo dove saremo ed eventualmente che cosa ci sarà da fare».
C’è un’immagine di Bari che pervade i suoi pensieri. Gli è rimasta impressa dal giugno 2014, quando, pur da avversario (militava nel Latina) ammirò l’onda dei 50mila spettatori al San Nicola. Erano i playoff della grande beffa per il Bari della «meravigliosa stagione fallimentare» che proprio dal Latina fu eliminato dopo un contestatissimo doppio 2-2. In quell’occasione non andò meglio a Laribi che in finale fu eliminato dal Cesena. «Ma non posso dimenticare quell’esperienza al San Nicola», dice. «Uno stadio, meraviglioso, “pesante”. La nostra missione deve essere ricreare quell’entusiasmo, trascinare i baresi a starci vicino. E possiamo riuscirci soltanto con la voglia, l’agonismo, con le prestazioni. Insomma, “sudando la maglia”, come si dice in gergo». E un po’ di magia in più, potrà aggiungerla lui. Perché quando il gioco si farà determinate, il suo genio, un’invenzione o un colpo a sorpresa potrà fare la differenza. E Laribi sa come si fa.