Sabaudia, la città fantasma. Un fantasma difficile da esorcizzare, il fascismo, con le sue velleità di bonifica dell’agro pontino per ricavarne terre da assegnare ai coloni. Una vocazione prepotentemente agricola, la sua. Ne parla Paolo Massari nel suo libro La vacanza degli intellettuali. Pasolini, Moravia e il circolo di Sabaudia. Il 5 agosto del 1933 inizia la cerimonia per la posa della prima pietra delle futura Sabaudia, inaugurata 253 giorni dopo. Si lavora anche di notte, senza posa. Il duce si mostra al cinegiornale come esperto trebbiatore per dare l’esempio a chi la popolerà. Ma la bonifica si arresta e Sabaudia resta una città con una vocazione incompiuta. Lo spettro di Mussolini aleggia ancora a Sabaudia, con quella architettura squadrata, ciclopica e quelle linee dritte, crude, trancianti; ma la sua natura selvatica e lussureggiante attirerà parecchi anni dopo, negli anni Sessanta, tanti intellettuali italiani che ne faranno il loro luogo di villeggiatura ma anche un laboratorio creativo, tra macchine da scrivere che ticchettano il mattino presto, passeggiate sulla spiaggia, cene tra amici: Alberto Moravia e la sua compagna di allora Dacia Maraini, Pier Paolo Pasolini che con loro aveva acquistato una casa vicino al mare, Bernardo Bertolucci che lavorava ad un film poi mai realizzato, Laura Betti, la “giaguara”, l’attrice e scrittrice follemente innamorata di Pasolini che con lei aveva un rapporto quasi nuziale oltre ad averla scelta per interpretare ruoli centrali nei suoi film più famosi (Accattone, Mamma Roma, I racconti di Canterbury, Il fiore delle Mille e una notte) e attrice magnetica di Novecento, il film-saga di Bertolucci.
Fra i primi capaci di vederla senza lo spettro di Mussolini ci fu Alberto Moravia che si fa fotografare sulla spiaggia di Sabaudia seduto su una poltroncina di vimini, con il mare alle spalle, mentre il vento sferza il litorale senza posa. Sì, perché Sabaudia è sempre ventosa, con quelle sue dune sabbiose su cui si inerpica parlando il geniale Pasolini in un cortometraggio passato alla storia, Pasolini e… la forma della città, le cui protagoniste assolute sono Orte e Sabaudia. PPP con il suo fidato Ninetto Davoli osserva la speculazione edilizia sul litorale e fa considerazioni sul carattere ribelle di Sabaudia che, lungi dall’essere stata plasmata dal fascismo, ha rivendicato la sua natura di outsider del paesaggio sottraendosi a qualunque possibile classificazione e rigenerandosi sotto altre forme. Pasolini ci trascorrerà una estate sola, quella del 1975 prima di essere massacrato all’idroscalo di Ostia durante una delle sue escursioni notturne a caccia di “ragazzi di vita”. La sua morte segnò un prima e un dopo, a Sabaudia: Moravia reagiva, quando si parlava di lui, con un silenzio devastante; Laura Betti, nota per la sua personalità eccentrica e prepotente, da virago, si struggeva per quell’uomo che aveva amato con tutta l’anima e di cui aveva detto «Eravamo sposati nel senso che ci sentivamo molto uniti, come marito e moglie… PPP avrebbe potuto avere un figlio. Io anche. Diciamo così: io avrei voluto dare un figlio a PPP». Dopo la sua morte dedicò la sua vita alla creazione di un fondo in sua memoria e alla ricerca dei “veri” colpevoli della sua fine.
Alain Elkann, giornalista e scrittore, autore del romanzo Vita di Moravia, racconta della profonda amicizia che lo legava a quell’uomo così austero, spartano proprio come la sua casa a Sabaudia: «la facciata bianca, la larga terrazza, le finestre ampie e i pavimenti in cotto. All’interno, pochi mobili e nessuno sfarzo, grandi divani di vimini. Una casa semplice, pensata per accogliere, per incontrare e dove si parla di tutto». Elkann ricorda una cravatta rosa shocking che aveva regalato a Moravia, il quale adorava i colori accesi e che Moravia indossò sul letto di morte, sepolto con quel simulacro della loro amicizia.
Alberto Pincherle, in arte Moravia, era ancora legalmente sposato con Elsa Morante a quell’epoca - i due non divorziarono mai fino alla morte della Morante - ma conviveva con Dacia Maraini con cui condivideva una profonda intesa non solo sentimentale ma anche culturale finché a 74 anni non incontrò proprio a Sabaudia Carmen Llera, scrittrice spagnola, che poi diventerà sua moglie. Tutti se lo ricordano Moravia al mercato del pesce, con quella sua mania salutista del pesce fresco che sceglieva personalmente, anche un po’ “spilorcio” nelle sue contrattazioni col pescivendolo.
Massari si chiede come mai proprio Sabaudia sia stata scelta come meta di riposo da queste persone d’eccezione. «Perché un artista vive di enigmi, di dubbi e Sabaudia non fornisce mai risposte né rassicurazioni». “Un sogno” la definiva Moravia. E a noi sembra di vedere ancora le tende che sventolano e di sentire il ticchettio delle macchine da scrivere.