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«Sopravvivere al dolore», il medico-scrittore Ruol vincitore del Premio Megamark

 
Alice Scolamacchia

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Alice Scolamacchia

“Sopravvivere al dolore”, il medico-scrittore Ruol vincitore del Premio Megamark

Ruol scrive un romanzo che arriva dritto al cuore. L'autore parte da un elenco di novantanove oggetti, attraverso i quali ricostruisce la storia di una famiglia

Lunedì 16 Giugno 2025, 05:02

Michele Ruol, padovano di trentanove anni, è l’autore di Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa) il suo romanzo d’esordio che ha vinto l’edizione 2024 del “Premio Fondazione Megamark - Incontri di Dialoghi”, e che fa parte della cinquina dei finalisti del “Premio Strega” 2025.

Ruol non è uno scrittore “di professione”, nella vita è un medico specializzato in Chirurgia Pediatrica e in Anestesia e Rianimazione presso l’ospedale Cà Foncello di Treviso, che ha scritto per il teatro, e ha pubblicato racconti sulle riviste letterarie “Inutile” ed “Effe - Periodico di Altre Narratività”, oltre che per alcune raccolte a più voci, come L’amore ai tempi dell’apocalisse (Galaad Edizioni, 2015), a cura di Paolo Zardi, e Il Veneto del futuro (Marsilio, 2020), a cura di Alessandro Zangrando. Il suo testo Betulla, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano per il podcast Abbecedario per il mondo nuovo, è stato pubblicato nel libro omonimo edito da Il Saggiatore nel 2022. 

Quella per la scrittura è una passione antica, e Ruol ha deciso di mettersi alla prova presentando nel 2024 la sua prima prova di narrativa alla selezione del premio ideato dalla Fondazione Megamark, risultando il vincitore. 

Arrivato alla sua decima edizione, il concorso letterario rivolto alle opere prime di narrativa italiana promosso dalla Onlus del Gruppo Megamark di Trani, quest’anno ha 116 romanzi che concorrono. Un risultato ottimo per un premio che si conferma ancora una volta fucina di talenti, e che nel tempo ha dato voce a molti scrittori che si sono messi alla prova presentando i loro testi inediti.

Michele Ruol scrive un romanzo che arriva dritto al cuore. Come suggerisce il titolo, decisamente particolare, l’autore parte da un elenco di novantanove oggetti, attraverso i quali ricostruisce la storia di una famiglia. 

Questo è il suo anno: si aspettava tutti questi consensi per il suo romanzo?

«Assolutamente no, quando è uscito questo romanzo ero felice e soddisfatto di venire pubblicato da una casa editrice che stimavo come TerraRossa: non riuscivo a immaginare quello che sarebbe successo dopo». 

Come ha accolto la notizia di aver vinto il “Premio Fondazione Megamark – Incontri di Dialoghi”?

«È stato un grande onore ricevere questo riconoscimento, dal momento che è un premio rinomato dedicato ad autori esordienti: sono grato alla Fondazione Megamark per avermi dato questa opportunità». 

Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia racconta di un dolore profondo; scriverlo l’ha aiutata a superarlo, in qualche modo?

«Questo romanzo parte dalla consapevolezza che il dolore fa parte delle nostre vite e prova a porre una domanda alla quale non avevo risposta: come si sopravvive a dolore? Non credo non ci sia un’unica strada possibile, così come non credo che esista neanche una risposta univoca: il dolore è sempre una questione personale, e affrontarlo richiede un percorso che nella maggior parte dei casi percorriamo da soli».

Il suo è un esordio letterario; non ha mai scritto altro prima di questo romanzo?

«Ho iniziato ancora alle superiori scrivendo racconti che sono stati pubblicati in riviste letterarie e antologie, mentre negli ultimi dieci anni ho scritto prevalentemente testi teatrali». 

 Come mai lo stesso romanzo è stato candidato a due premi diversi?

«Perché la partecipazione a un premio non esclude la partecipazione ad altri: si tratta di competizioni diverse con giurie diverse».

Vincere il premio Megamark, cosa ha cambiato, se qualcosa ha cambiato, nella sua vita di scrittore?

«Vincere il Premio Megamark è stato un riconoscimento importante, soprattutto in termini di visibilità e riconoscimento del lavoro della casa editrice e mio». 

Dopo questa affermazione, se dovesse essere costretto a scegliere, farà lo scrittore o continuerà a fare il medico?

«Non ho intenzione di lasciare la professione medica, voglio continuare a restare in equilibrio tra queste due anime. Senza una delle due mi sentirei incompleto».

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