di Massimiliano Scagliarini
BARI - I direttori generali delle Asl di Bari, Brindisi e Taranto sono in proroga da venerdì. Significa che per i prossimi 45 giorni potranno occuparsi solo di ordinaria amministrazione. Ma i tempi per il rinnovo degli incarichi non saranno brevi: la pubblicazione dell’albo nazionale ha fatto entrare in vigore le nuove norme sulla dirigenza sanitaria, che prevedono una procedura comparativa prima della nomina. E dunque, quasi certamente, la Regione sarà costretta a commissariare le tre aziende scadute.
Il riferimento normativo è il decreto legislativo 171 del 2016, che oltre ad aver introdotto l’albo unico dei direttori generali ha anche cambiato le regole del gioco. Per poter procedere alla nomina dei manager (quelli scaduti sono quattro: c’è anche il Policlinico di Bari) la Regione deve passare attraverso un avviso pubblico per la raccolta delle candidature. I nomi dovranno poi essere valutati da una commissione di esperti indipendenti (di cui uno designato dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari) che dovrà compilare una short list contenente dai tre ai cinque nomi: è da questi che il presidente della Regione deve effettuare la sua scelta, motivandola.
Nessuno può dire quanto tempo porterà via questa procedura. Ma, ipotizzando anche solo 15 giorni per l’avviso pubblico e altrettanti per la valutazione delle candidature (è obbligatorio un colloquio), considerando la Pasqua e tenendo presente che difficilmente questa settimana qualcuno in Regione metterà mano al dossier, si arriva alla seconda settimana di aprile. Ovvero a un soffio dalla scadenza della proroga prevista per legge.
Ecco perché il presidente Michele Emiliano dovrà valutare l’opportunità di ricorrere al commissariamento (quasi sempre in questi casi affidato agli stessi dg in scadenza). E dovrà - come gli stanno chiedendo da più parti - farlo il prima possibile, perché soprattutto nelle Asl del Salento hanno tirato il freno a mano: basti dire che a Brindisi bisogna risolvere il problema dell’affidamento a Sanitaservice dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha messo una pietra tombale sul sistema delle internalizzazioni. Come se non bastasse prima ancora di procedere alle nomine sarà necessario passare in Consiglio per modificare la legge regionale recependo le nuove norme: e con l’aria che tira, farlo approvare non sarà proprio una passeggiata.
Tutto questo senza voler minimamente mettere mano alle ipotesi sui nomi. Chi ha sondato Emiliano nelle settimane precedenti al voto, lo ha trovato convinto dell’opportunità di confermare Vito Montanaro alla Asl di Bari (un inciso: la nuova legge prevede il massimo di due mandati nella stessa azienda), e con più di un dubbio sul futuro di Giuseppe Pasqualone. Tuttavia va messa in conto anche la situazione del Policlinico di Bari, già commissariato, dove il prescelto sarebbe il manager veneto Claudio Dario (ora alla Asl di Trento) che però - secondo fonti di settore - avrebbe gli stessi dubbi posti da chiunque viene chiamato da fuori per venire in Puglia: lo stipendio di 154mila euro lordi è sensibilmente inferiore a quello riconosciuto al Nord, e dunque renderebbe la scelta molto complicata per chi deve trasferirsi con la famiglia.
Ecco perché negli ultimi giorni è circolata l’ipotesi di una mini-rotazione. Trasferire Montanaro al Policlinico (dove è già stato come direttore amministrativo), per affidare la Asl di Bari a Domenico Lagravinese (attuale capo dipartimento). È una scelta considerata «rischiosa» (Lagravinese è un esordiente) ma non ci sono molte alternative: i pugliesi presenti nell’elenco nazionale non sono poi così tanti, considerando pure che la gran parte degli idonei alla nomina sono esordienti.
Ultime due annotazioni. Lo stesso iter «pubblico» previsto per i dg va applicato anche alla scelta del direttore amministrativo e di quello sanitario (che scadono insieme al dg). Oltre a quello per le nomine, la prossima settimana dovrebbe approdare in giunta anche il disegno di legge per la costituzione della nuova azienda ospedaliera pediatrica «Giovanni XXIII», che dopo l’approvazione in Consiglio dovrà passare in Conferenza dei presidenti a Roma. Ed è un altro punto su cui nei mesi scorsi la maggioranza di Emiliano ha espresso fortissime perplessità.
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