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Potenza
18 Febbraio 2018
Quanta tristezza mette oggi entrare nelle scale mobili di Potenza, la città europea con il sistema di trasporto meccanizzato più lungo d’Europa. «Con i suoi tre impianti raggiunge 1,3 chilometri con una capacità di trasporto di 18 mila persona l’ora, di poco inferiori a quelli di Tokyo, prima al mondo con 1,5 chilometri». Sono lontani i tempi in cui si snocciolavano i dati dei passaggi sulla Scala Mobile Prima, su via Armellini, su Santa Lucia: 12 mila al giorno, 3.600 lungo il ponte attrezzato e la scala mobile con punte il fine settimana fino a 5.000 passaggi; 5.000 nella Scala mobile Prima e circa 3.000 a via Armellini.
Gli anni sono passati, l’inaugurazione otto anni fa del ponte attrezzato, sembra lontanissima e l’orgoglio ha lasciato il posto ai sempre più evidenti segni dell’abbandono sulle pareti intrise di muffa, sui secchi a terra sparsi qua e là per raccogliere l’acqua piovana e le rampe delle scale mobili cominciano ad essere sempre più «immobili».
Soffre il sistema meccanizzato potentino. Soffre e non c’è cura. La Scala Mobile Prima con 18 rampe e 4 ascensori verticali, quella di via Armellini con 4 rampe e 2 ascensori verticali, e l’impianto Santa Lucia, con le sue 26 rampe, 2 ascensori inclinati e 4 verticale, oltre al ponte sono completamente abbandonati. Mai fatta una manutenzione e a risentirne è l’impianto storico, la Scala mobile Prima. Sopravvive con piccoli espedienti: si cerca di mantenere in vita le rampe in salita, a scendere ormai sono praticamente quasi tutte bloccate. I quadri realizzati dagli studenti abbelliscono la parete, ma lungo il corridoio centrale secchi per raccogliere l’acqua fanno pensare a una gimcana, in realtà sono lo specchio del degrado.
Ecco la porta d’ingresso di Potenza. Il cartellino da visita che offriamo a quanti arrivano nella città metropolitana. Turisti o viaggiatori che uscendo dalla stazione di Potenza Centrale trovano il primo impianto Del Basento, che conduce al «nulla», come quella che porta a via Armellini, ma doveva arrivare a rione Mancusi, tra giardini e verde. Vecchie polemiche mai sopite, antiche querelle politiche sul trasporto pubblico, con una città che aveva un sogno: fare della mobilità integrata il suo punto di forza: scale mobili, metropolitana, navette, trasporto pubblico. Tutto è rimasto sulla carta. Nessuna integrazione tra i diversi sistemi di mobilità, un parcheggio su viale dell’Unicef inutilizzato, un servizio pubblico inesistente, una metropolitana dalle grandi potenzialità non sfruttata, nessun terminal di autobus. Non ci sono i soldi, c’è stato il dissesto. Poi la ridda di accuse. Quello che manca è lo sdegno davanti al degrado che avanza. [l.ier.]
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