La Guardia di finanza di Bari ha confiscato due attività economiche intestate agli eredi del defunto boss di Molfetta, Alfredo Fiore: un bar sul lungomare di Molfetta e l’impresa di prodotti ortofrutticoli dove il boss fu assassinato il 13 marzo 2014, oltre a vari rapporti finanziari, per un valore complessivo di circa 4,2 milioni di euro.
Il provvedimento è stato emesso dalla terza sezione penale del tribunale di Bari, in funzione di tribunale per la prevenzione (presidente Francesca La Malfa, giudici Battista e De Palma), su proposta del procuratore, in applicazione della normativa antimafia contenuta nel decreto legislativo 159/2011. Si tratta del primo caso di applicazione a Bari di una misura di prevenzione disposta nei confronti degli eredi di una persona socialmente pericolosa, entro il termine di cinque anni dal decesso.
Fiore, già nel 1995, era stato sottoposto alla misura della sorveglianza speciale. Poco prima di essere ucciso, venne ritenuto responsabile di un attentato dinamitardo, avvenuto nella notte dell’1 gennaio 2014, a danno di un esercizio commerciale di Molfetta.
Le indagini hanno permesso di verificare l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità del pregiudicato morto e la capacità economica del suo nucleo familiare. Gli accertamenti hanno evidenziato una sperequazione elevata tra i redditi dichiarati e gli investimenti sostenuti nel periodo oggetto d’investigazione.