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Il Natale sospeso dei marò
Girone: siamo nel limbo

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Il Natale sospeso dei maròGirone: siamo nel limbo

Entro la fine del 2018 è prevista a l’Aja la risoluzione della contesa sulla giurisdizione tra Roma e Nuova Delhi

Lunedì 25 Dicembre 2017, 20:35

MICHELE DE FEUDIS

BARI - «Il nostro Natale? Ancora una volta sospesi nel limbo». Salvatore Girone, marò barese dal febbraio 2012 coinvolto - insieme al commilitone del San Marco Massimiliano Latorre - nella nota controversia internazionale tra Italia e India, racconta alla Gazzetta del Mezzogiorno le sue emozioni nel trascorrere le festività con il peso sul cuore di un arbitrato internazionale pendente davanti al Tribunale dell’Aja. Da maggio scorso è tornato in servizio a Bari, nella Capitaneria di Porto, e agli amici più cari confessa di pronunciare la parola «India» ogni giorno, perché la vicenda resta una ferita aperta. «Il procedimento in Olanda dovrebbe finire entro il 2018. Ma i percorsi processuali, lo abbiamo imparato in questi anni, sono sempre imprevedibili. Basta un rinvio - aggiunge - e la precedente road map va cambiata».

Ricorda di aver trascorso festività natalizie a Nuova Delhi, e si rabbuia: «La lontana forzata dall’Italia è stata per noi marò, e per le nostre famiglie, un doppio dolore, limitato solo in parte dalla possibilità di ricongiungerci in quei giorni con i nostri cari», spiega. Quest’anno sarà a Bari (mentre Massimiliano Latorre con la compagna Paola rientrerà da Roma a Taranto). «Assaporerò un Natale secondo la nostra tradizione. Non parlo della vigilia - analizza ancora Girone - ma di un periodo nel quale si respira una atmosfera comunitaria e religiosa. Stasera sarò a casa dell’unico nonno che mi è rimasto, a Japigia, con tutta la famiglia». «Ci siamo divisi i compiti per la spesa - puntualizza con un po’ di leggerezza - tra chi acquisterà il “crudo di mare” e chi il pesce o i dolci. Non mancherà il comacchio… Poi ci sarà spazio per le preghiere che cadenzano queste giornate».

Con la discrezione che caratterizza i militari, Salvatore non cerca i riflettori perché sa che la querelle internazionale con l’India resta uno dei dossier sotto osservazione sui tavoli dei vertici delle Forze Armate e dei ministeri. «Sappiamo che lavorano per noi i legali del pool internazionale - fa sapere ancora Girone - e i responsabili legali dei vari dicasteri. Ci rincuora ricevere affetto dai tanti italiani che sono stati al nostro fianco, ogni giorno, in questi anni».

Poi il pensiero fisso alla famiglia: «Mia moglie Vania e i miei due figli sono stati la mia forza in questi anni. Anche quando ero a Nuova Delhi. Tra noi abbiamo ribaltato l’antico adagio: siamo stati lontani dagli occhi ma sempre vicini con il cuore. Ora la mia presenza “ritrovata” a casa, dopo giornate passate a dialogare attraverso Skype dall’Asia, è una certezza che ha in parte compensato dolori antichi. I miei figli? Sperano che ci sia un bacchetta magica in grado di far scomparire tutta la contesa…».
I primi mesi del 2018 saranno complessi ma Salvatore e Massimiliano faranno tesoro della consapevolezza e determinazione acquista in questi anni: «Affronteremo con serenità le nuove tappe processuali - rincara Girone - grazie alla forza che ci deriva dall’essere innocenti e purtroppo vittime di una ingiustizia. Ci auguriamo che sia l’ultimo Natale “sospesi” in attesa del giudizio». Gli scenari sono ancora in divenire. Il primo giudizio arbitrale scioglierà il nodo sulla giurisdizione, poi verrà il processo sul merito, «un nuovo film» tutto da scrivere.
«Speriamo che la giurisdizione sul caso sia dell’Italia. Allora inizierà un’altra partita», afferma il fuciliere di Torre a Mare con uno stato d’animo che è l’esatto opposto della rassegnazione. Sullo sfondo c’è il desiderio di tornare finalmente arbitri della propria vita. «Siamo stanchi - conclude Girone - di affrontare ogni giornata con una spada di Damocle sulla testa. Solo quando potremo pronunciare la parola “fine” su questa disavventura sarò di nuovo padrone del mio destino e potrò pensare a ricostruire la mia vita. In piena libertà».

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