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Pensioni, a Bari è boom
di quelle «assistenziali»

 
Gianluigi De Vito

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Gianluigi De Vito

Il dipendente in pensione è quasi un «povero assoluto»

Le cifre dell'Inps evidenziano una diminuzione di quelle previdenziali e un aumento (3,7%) di quelle legate ad assegni sociali e invalidi civili

Domenica 04 Giugno 2017, 10:53

11:22

GIANLUIGI DE VITO

Se i numeri sono un canone esistenziale, allora la radiografia delle pensioni baresi è una sentenza da vomito. In pillole: un residente su cinque (in alcuni territori della provincia, uno su quattro) è pensionato. E l’importo medio mensile è di 733,12 euro, sotto l’asticella degli 816 euro che le statistiche ufficiali utilizzano per indicare la soglia di povertà assoluta di una famiglia monoreddito. Il che vuol dire che un barese su cinque vive in panchina. 

L’ultimo dato Inps disponibile, aggiornato al 31 dicembre 2016, rivela che a Bari e in provincia le pensioni vigenti sono in tutto 330.239, divise tra 224.525 previdenziali e 105.714 assistenziali. Nel 2015 erano in tutto 328.376, divise in 226.151 e 101.851. In un anno, il numero delle pensioni vigenti è sì aumentato (+1.863, pari allo 0,5%) ma per effetto delle assistenziali (+3.863, +3,7%) visto il calo delle previdenziali (- 1.626, -0,7%). Una tendenza tutta barese perché in Italia il totale delle pensioni vigenti cala dello 0,5% mentre le pensioni assistenziali aumentano del 2% (contro il 3,7% di Bari). Per inciso, le pensioni assistenziali sono diverse dalle «pensioni previdenziali» (vecchiaia, invalidità e superstiti) la cui natura ha origine dal versamento di contributi previdenziali, appunto. 

Il totale di 105.714 pensioni assistenziali è suddiviso in 24.275 assegni/pensioni sociali e 81.439 prestazioni a invalidi civili. In tutte e due le classificazioni, le donne sono in maggioranza: 66% contro 34% degli uomini per assegni/pensioni sociali, 58% per gli invalidi civili. Come dire i «redditi bassi» sono donna, anche se di contro va detto che l’importo medio mensile percepito dall’universo femminile supera di una manciata di euro quello dell’universo maschile: per le pensioni/assegni sociali, a fronte di un importo medio mensile generale pari a 417 euro, le donne percepiscono 421 euro contro i 411 euro degli uomini; per le prestazioni d’invalidità civile, 424 alle donne, 398 euro agli uomini. Come spiegare allora il fatto che le prestazioni di tipo assistenziale presentino un tasso di mascolinità costantemente inferiore al 50%? Semplice: con la maggiore presenza delle donne nelle classi di età avanzata e quindi col maggior rischio di invalidità, e con la contestuale maggiore esposizione alla povertà da parte di donne che in età avanzata non hanno avuto versamenti sufficienti per la maturazione di una prestazione previdenziale.

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